Gli svedesi sono stati per secoli uno dei popoli più invincibili della storia d’Europa.
Alla prima grande scoppola subita a Poltava nel 1709 per opera di Pietro Il Grande hanno annunciato che non avrebbero mai più fatto guerre. Così il popolo più guerriero d’Europa si è trasformato nel paladino della pace, restando fedele per oltre 300 anni a quell’impegno.
Platone scriveva che la Repubblica ideale è quella governata dai filosofi. Questo perché se invece la politica viene gestita da esponenti di singoli settori della società, come i militari, i religiosi o i medici, questi impongono a tutta la comunità la propria specialistica visione del mondo.
Per i militari si può arrivare a distruggere un paese per combatterne un altro. Per i medici si può distruggere un paese per combattere un patogeno.
Per questo serve il filosofo, perché è quello che deve avere una visione olistica della realtà e come un bravo giardiniere deve prendere in considerazione tutte le variabili, garantendo il benessere e il progresso della comunità in ogni suo aspetto.
La guerra a uno stato, a un’idea o a un virus è sempre un fattore di rafforzamento del potere ma di riduzione della civiltà. Perché la guerra polarizza il pensiero creando un bene e un male assoluti che è una visione incivile della realtà.
“Atene fu distrutta non dalla peste, ma dalla paura della peste” (TUCIDIDE)
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