Negli anni settanta uno dei personaggi più controversi della politica internazionale fu Jean-Bedel Bokassa che dopo un decennio da presidente si autoproclamò imperatore del Centrafrica.
Per diventare imperatore si ispirò in modo naif a Napoleone I con un trono a forma d’aquila, dei servitori in tenuta ottocentesca e con la pretesa di essere incoronato dal Papa. Esercitò un potere crescente, fino a diventare totale, sui suoi cittadini arrivando a torturarli con le sue stesse mani con l’accusa addirittura di cannibalismo.
L’esperienza di Bokassa ci insegna che il potere ha innato l’abuso di potere. Tutte le battaglie civili nei secoli passati contro i sovrani assoluti erano finalizzate alla limitazione del loro potere attraverso costituzioni e statuti.
La stessa Costituzione italiana è nata per scongiurare il ripetersi di regimi e autoritarismi contro i diritti dei cittadini.
Una delle caratteristiche di questa emergenza è stata far diventare quasi automatica l’autoattribuzione di ogni governante, a livello nazionale e perfino regionale, di un potere assoluto sulla vita dei cittadini.
Dopo secoli di conquiste e progressiva autonomia del cittadino nei confronti del governante ultimamente siamo piombati a una integrale dipendenza nelle nostre scelte più rilevanti dalla decisione dei politici.
La cosa è iniziata un po’ in sordina con prese di posizione di alcuni politici più bizzarri fino a conquistare anche personaggi con profili di ragionevolezza e di buonsenso un tempo indiscutibili.
Ormai chiunque si sente autorizzato a esternare le sue volontà repressive e autoritarie come fossero espressione di buon governo, senza rendersi minimamente conto del totale distacco dalla realtà storica e dalle tradizioni di civiltà del nostro Paese.
Facendo ripiombare la storia del Paese indietro di cento o mille anni fa, esattamente come un imperatore malato di megalomania che ha riportato la sua nazione a un’epoca precoloniale.
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