Questo grafico mostra chiaramente come la ricchezza delle famiglie italiane a partire dall’introduzione dell’euro si è divaricata nettamente spostandosi verso l’eredità e le donazioni, cioè la ricchezza di famiglia.
In particolare, il grafico mostra come la capacità di risparmiare delle famiglie si è erosa sempre di più fino ad arrivare ai minimi storici alle soglie della pandemia. Dall’altro lato invece le famiglie stanno sopravvivendo sempre più grazie ai soldi messi da parte dalle generazioni precedenti.
Questo amplifica enormemente la grossa divisione in classi sociali caratteristica della società italiana. Se la ricchezza dipende in massima parte dal patrimonio di famiglia rispetto che dal proprio lavoro significa che la società è divisa in compartimenti stagni invalicabili, avvicinando la situazione odierna a quella delle società feudali in cui la ricchezza era appannaggio di una ristretta classe, i nobili, mentre il popolo non aveva alcuna chance di cambiare le proprie condizioni sociali.
In quella situazione la borghesia mercantile è riuscita a proporre una apertura delle classi sociali e le rivoluzioni sociali di fine Settecento. Questo è potuto accadere perché comunque i governi lasciavano buona parte del reddito a chi lo produceva.
Nel caso dell’Italia di oggi si assiste a una forma di controllo indiretto che impedisce un processo analogo. A differenza di allora, oggi lo Stato impone sempre più tasse sul reddito che si produce e in questo caso rende ancora più difficile per chi si muove nel mercato accedere a una classe superiore. Non solo, lo Stato che preleva gran parte del reddito dispone poi di un grande potere per orientare il consenso e alimentare ancora di più le sacche di privilegio formate da chi vive delle tasse altrui oppure di rendita di capitali ricevuti da altri.
Si tratta questo di un processo inesorabile senza ritorno oppure si arriverà a un punto di rottura che aprirà le porte a una società più equilibrata?
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