La nostra società si sta caratterizzando sempre di più come una società rabbiosa.
La lotta contro il virus che era nata come una emergenza che ci accomunava tutti si è trasformata in un accanimento senza precedenti contro chi ha posizioni di pensiero differenti. L’invasione dell’Ucraina ha immediatamente innescato reazioni molto forti contro cittadini e organizzazioni russe anche in settori che non c’entrano nulla con il conflitto, come la cultura, lo sport o lo studio.
Sembra che la rabbia sia diventata la colonna sonora dei nostri tempi. Un sentimento spesso irrazionale che viene sempre indirizzato contro un avversario o un capro espiatorio da abbattere senza alcuna pietà.
Ma da dove nasce questo sentimento così violento e improvviso, che suona così alieno alla cultura occidentale?
Si possono fare diverse ipotesi. Sul piano sociale, uno dei fattori potrebbe essere quello della globalizzazione che ha portato a una società spersonalizzata in cui viene distrutta l’idea di microcomunità e, di fatto, ha annientato quello che è stato l’habitat naturale dell’essere umano in tutta la sua storia.
Se si passa invece a un’analisi più psicologica l’origine della rabbia è spesso una frustrazione determinata dalla schizofrenia, ossia da una radicale dissociazione tra la personalità naturale e l’io fittizio, che deriva dall’introiezione dall’ambiente di valori e desideri che in realtà non appartengono all’individuo.
Tutte le pulsioni e gli istinti naturali irrisolti sfociano così in una energia distruttiva che viene proiettata contro gli altri.
Qualunque sia l’origine ciò che è certo è il risultato di una rabbia che si continua ad alimentare amplificandosi a ogni passaggio. Il risultato è di arrivare all’impossibilità di risolvere il problema conducendo inevitabilmente a un’escalation senza fine.
Come nella patologia nevrotica o psicotica la via naturale di risoluzione passa attraverso una presa di responsabilità del soggetto. Tutto ciò che porta invece a un proiezione ossessiva dei propri problemi sull’esterno conduce inevitabilmente all’autodistruzione.
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MILANO CITTA’ STATO
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Spiace trovare nella regia di Zoppolato per Milanocittàstato prima tutta la dietrologia Novax e adesso l’abbraccio filorusso. Date un occhiata a come i suoi post più espliciti su instagram vadano di pari passo con quelli più subdoli ma identitici nel contenuto su Milanocittastato. Profonda delusione per questa narrazione, a che scopo questa deriva?
Siamo tutti contrari alla guerra? che posizione prende Milanocittàstato sui cittadini ucraini?
La ringrazio dell’osservazione e di avermi chiamato in causa. Come sanno i collaboratori, la mia posizione personale su temi di attualità è autonoma a quella della testata. La linea della testata è a favore dell’autonomia in ogni sua forma, dell’individuo, di una città o di un territorio. In coerenza con questa linea non possiamo essere come testata a favore di nessuna imposizione centralista che riguardi la sfera dei diritti individuali. Per questo la linea sulla questione Covid è a favore della libera scelta sui vaccini e contro il Green Pass. Una linea che oltre frontiera è maggioritaria in tutto il mondo, ma in Italia purtroppo è minoritaria. Ma non dovendo inseguire il consenso, di questo ci importa poco.
Sulla questione dell’invasione russa dell’Ucraina come forse ha visto non esiste una linea della testata. Anzi, si tratta a nostro avviso di un tema così complesso che o viene affrontato da ogni angolatura o preferiamo non prendere posizione, per evitare di essere uno strumento di propaganda da un lato o dall’altro. Io personalmente ritengo che vi siano ragioni complesse e posizioni di forza così pericolose da obbligarci a cercare una trattativa per risolvere la questione. Non mi sembra che questa strategia sia quella più perseguita da ambo le parti, anche se potrei sbagliarmi. Spero di aver chiarito e di mantenerla come lettore nonostante la diversità di vedute su alcune questioni, cosa che capiterà sempre anche tra di noi che siamo in questo progetto.
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