In Fisica la terza legge della dinamica, o principio di “azione e reazione”, stabilisce che a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.
Anche in Psicologia esiste un fenomeno per cui la maggior parte delle aggressioni avviene in seguito ad un percorso di escalation verbale e fisica tra i contendenti. Addirittura, si supera a livello individuale la legge della Fisica, perché quasi sempre la reazione supera di intensità l’azione che l’ha provocata. E questo porta a un’escalation che può sfociare in una violenza spropositata rispetto all’azione di partenza.
Ma questa legge si applica anche nella società?
Quasi sempre le insurrezioni popolari sono avvenute in seguito all’adozione di norme particolarmente brutali o repressive. Le cinque giornate di Milano sono divampate dopo una serie di restrizioni degli austriaci considerate inammissibili dai milanesi.
Anche la rivoluzione francese è maturata in un clima di difficoltà economiche e mala gestione dello Stato che ha portato a una crescita dell’insofferenza fino all’esplosione finale.
La soluzione per evitare la degenerazione dello scontro sociale è che quando i governi decidono di adottare misure non popolari, devono calcolare bene tutti i possibili effetti collaterali e dovrebbero sempre cercare di dare in cambio qualcosa, soprattutto se colpiscono solo una parte della popolazione.
Perché subire una restrizione che discrimina porta inevitabilmente a sviluppare tecniche di reazione di pari o più alto livello. Con l’aggiunta che essere parte di un gruppo discriminato alimenta una coesione e uno spirito di corpo e di rivendicazioni delle proprie ragioni più accentuato.
Si genera quello che in Psicologia si chiama “effetto rete”, ossia la reazione di gruppo diviene molto più intensa rispetto alla semplice somma delle reazioni individuali.
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MILANO CITTA’ STATO
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