Perché non si può non essere complottisti

E' infantile pensare che qualunque potere presenti tutti i suoi piani e le sue motivazioni alla luce del sole

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Quando i 5 stelle sono arrivati in Parlamento volevano ingenuamente fare tutto in diretta streaming convinti che così la politica sarebbe diventata trasparente e controllata direttamente dai cittadini.
Ma come è ovvio la cosa è rimasta un’idea mai realizzata.

Pensare che qualunque potere presenti tutti i suoi piani e le sue motivazioni alla luce del sole sarebbe come pensare che un giocatore di scacchi voglia spiegare al suo avversario quali sono le sue intenzioni per le prossime mosse.
Qualunque manuale di strategia dice che non si devono mai rivelare pubblicamente i propri piani.
Quindi chiunque voglia investigare sulle motivazioni nascoste più impattanti sulla società non può che essere un complottista.

Non solo gli accordi sottobanco confermano la tesi dei complottisti. C’è anche l’evidenza che soggetti sociali simili hanno interessi simili che a volte non sono in linea con gli interessi generali. Da questi interessi convergenti nascono in modo automatico decisioni convergenti anche senza un complotto vero e proprio.
Ad esempio è ovvio che le aziende del settore del turismo siano a favore della promozione dei viaggi aerei oppure che i grossi editori siano a favore dell’obbligo di leggere libri in classe.

Il complottismo nella nostra cultura ha un’accezione negativa. Invece si tratta di un atteggiamento di studio della società che assomiglia al metodo scientifico che cerca di dimostrare la causa dei fenomeni della sua ricerca cercando un’origine comune.

In realtà è chi detiene il potere che mette in cattiva luce questo modo di investigare la realtà perché non vuole essere messo a nudo.
La sua forza nasce proprio dall’agire nell’ombra.

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