Ben prima del reddito di cittadinanza, in Italia è stato creato lo “stipendio di cittadinanza”.
Lo stipendio di cittadinanza: di fatto è già così
In istituzioni pubbliche e aziende private, solitamente di grandi dimensioni, ci sono alcuni lavoratori che, godendo di un contratto a tempo indeterminato, si recano sul luogo di lavoro, vi trascorrono la giornata lavorativa, percepiscono uno stipendio, sapendo che non saranno licenziati per il fatto di non lavorare come altri colleghi – purché si rispettino le regole di base fondamentali, scritte e non scritte.
Poche o tante che siano, queste persone drenano risorse preziose, occupano posizioni organizzative, scrivanie, parcheggi, spesso sono poco collaborative, pretendono senza dare, guastano il clima.
Trasformare il posto fisso in stipendio di cittadinanza: i vantaggi
Fintanto che il fatto di non lavorare in maniera soddisfacente non costituisca elemento sufficiente per il licenziamento, garantire anche il 100% dello stipendio a questo tipo di lavoratori, purché si concluda il rapporto di lavoro, darebbe comunque dei vantaggi:
• al datore di lavoro, che nel complesso avrebbe un costo inferiore (meno premi di produttività collettivi da erogare; meno probabilità di incidenti sul lavoro e in itinere; meno stress nel gestire risorse difficili, meno buoni pasto, visite mediche, etc..)
• ai colleghi, che non avrebbero più elementi problematici con cui interfacciarsi (se gli chiedi di fare quanto loro assegnato non verrà eseguito nei tempi/modi richiesti; se non glielo chiedi magari si risentono perché è di loro competenza).
Ne beneficerebbe così l’efficienza del lavoro. Andrebbe quindi data facoltà al datore di lavoro di decidere che queste persone non vadano a lavorare pur essendo retribuite.
A quel punto forse anche la persona stessa si renderà conto che il proprio tempo sarebbe meglio impiegato facendo altro, e magari creerà qualcosa di positivo finalmente.
Certo, il rischio che chi fino ad ora si è comportato bene decida che conviene smettere di farlo c’è, ma in questo specifico caso potrebbe comunque farlo e semplicemente continuare a recarsi al lavoro, ricadendo nello scenario già noto.
Abolire lo stipendio di cittadinanza, trasformandolo quindi in un “super” reddito di cittadinanza aiuterebbe a far ripartire il sistema produttivo italiano, considerati i costi/benefici.
Per contro, l’attuale reddito di cittadinanza deve essere completamente ripensato, mantenendo una forma di aiuto che tuteli le fasce veramente deboli.
MICHELA PARLATO
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