Un amico recentemente commentando una mostra d’arte contemporanea in Germania raccontava di un artista che ha esposto cacca umana come forma d’arte, ponendo dei dubbi interpretativi ai visitatori.
Di fatto la storia dell’arte è caratterizzata dal tentativo continuo di riprodurre la bellezza ispirandosi alla natura e cercando come confine quello della perfezione. Anche nel parlare quotidiano, definire una cosa fatta ad arte significa perfetto. E il termine artista serve a definire in tutte le professioni chi è particolarmente bravo e capace.
Lo stesso avviene per la bellezza che è usata come criterio di valore. Il filosofo Edmund Husserl sosteneva il criterio estetico come l’unico criterio universale che ci connette a tutti i viventi. E questo lo vediamo quando utilizziamo il termine “bello”: definiamo come bello tutto ciò che ci sembra riuscito. Un gesto, un fatto, una esperienza, un’emozione. Il bello è un criterio ontologico e universale per ognuno.
La ricerca della bellezza presuppone uno sforzo continuo. Perché mentre basta anche un dettaglio brutto per rovinare l’armonia e la perfezione della bellezza, così all’opposto in qualcosa di brutto non basta tutta la bellezza del mondo per migliorarla, perché serve invece un cambiamento radicale.
Mentre la bellezza richiede sforzo e attenzione continui, il brutto è sempre a disposizione. Fare qualcosa di brutto è alla portata di chiunque. Basta rovinare ciò che è bello o creare qualcosa senza cura o attenzione. Il brutto è il grado zero dell’esperienza umana.
Non solo. Così come per produrre bellezza bisogna nutrirsi di bellezza, più ci nutre di bruttezza esistenziale più si producono e si ricercano solo cose brutte. Nell’informazione, nel contatto, nelle esperienze.
L’amico ha concluso il suo ragionamento domandandosi: perchè le persone sono così attratte dalla cacca?
La riposta potrebbe essere questa: eliminando la tensione per il bello, questa è l’unica cosa che molti sono capaci di produrre.
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