Molte donne del passato di Milano hanno lasciato un segno indelebile, vuoi per i loro talenti, vuoi per il loro carattere anticonformista e hanno portato lustro alla città.
7 DONNE che hanno LASCIATO IL SEGNO a Milano
#1 Luisa Casati Stampa, musa di Marinetti e Boccioni
Nata a Milano nel 1881, figlia di un ricco produttore di cotone di Monza di origine ebraica. I suoi genitori morirono molto presto e lei e la sorella ereditarono una fortuna. Nel 1900 sposò il marchese milanese Camillo Casati Stampa di Soncino e divenne madre nel 1901. La vita famigliare però le andava stretta. Conobbe Gabriele D’Annunzio e presto divenne una delle sue amanti più famose. Luisa, in seguito al clamore mediatico suscitato per la relazione cominciò ad assumere comportamenti eccentrici. Inizio infatti a vestirsi in modo molto particolare e a truccarsi vistosamente.
Nel 1910 decise di acquistare il palazzo abbandonato Venier dei Leoni a Venezia che oggi è sede del museo Peggy Guggenheim. Questa casa fu teatro delle sue tante follie: usava infatti passeggiare nuda coperta solo da un mantello di pelliccia mentre un servitore reggeva una torcia perché potesse essere ben vista dai passanti, così come era solita organizzare feste da Mille e una notte. Una in particolare passò alla storia perché Luisa decise di riservare l’intera piazza San Marco come location. Nei giardini del suo palazzo teneva ghepardi, pavoni e corvi albini. La sua particolare eccentricità nascondeva però una spiccata sensibilità artistica. Fu infatti la musa di molti artisti futuristi come Marinetti e Boccioni e fu ritratta da innumerevoli pittori come Giovanni Boldini, Giacomo Balla e fotografi come Man Ray.
Nel 1930 aveva accumulato, a causa del suo stile di vita, un debito di 25 milioni di dollari. Emigrò a Londra dalla figlia Cristina e rimase li fino alla sua morte nel 1957.
#2 Metilde Viscontini, una delle prime patriote risorgimentali
Metilde Viscontini Dembowski, nata a Milano nel 1790 è a tutti gli effetti una delle prime patriote risorgimentali. Si distinse per gli ideali di libertà e indipendenza che si piccò di perseguire sia nella vita privata che in quella pubblica. A riprova di ciò basti pensare che riuscì ad ottenere la separazione dal marito, l’ufficiale polacco Dembowski in un epoca dove ciò non era neanche lontanamente contemplato dall’opinione pubblica. Si adoperò poi a favore delle libertà politiche fondando il cosiddetto ‘Salotto azzurro’.
Fu amica di Foscolo, Borsieri, Confalonieri. A testimonianza del suo coinvolgimento politico, quando fu arrestata con l’accusa di aver partecipato ai moti del 1821, fu interrogata a lungo e non diede mai i nomi dei suoi amici. Nella sfera sentimentale fu anche protagonista nella vita di due uomini: Stendhal e Giuseppe Pecchio. Con entrambi ebbe una relazione tormentata, fatta di alti e bassi. Stendhal aveva una venerazione per lei ma era angosciato dall’andamento altalenante del carattere di Metilde. Essa infatti a volte sembrava cedere alle sue avances, a volte si ritirava bruscamente e lo allontanava.
Dalla figura di Metilde Stendhal trovò ispirazione per l’opera ‘De l’amour’ e della ‘Certosa di Parma’. Giuseppe Pecchio invece condivideva con lei gli ideali politici.
#3 Elda Scarzella Mazzocchi, fondatrice del “Villaggio della madre e dei fanciulli”
Nata a Milano nel 1904 fu una pedagogista particolarmente attenta ai bisogni delle madri. Nel 1945 fondò il ‘Villaggio della madre e dei fanciulli’ a Milano le cui prime ospiti erano giovani madri reduci dai campi di concentramento. La prima sede fu a Palazzo Sormani e poi ‘il villaggio’ fu trasferito nel 1957 nella sede attuale, nel quartiere QT8. Elda era una donna dolce ma risoluta. Lottò per tutta la vita per poter dare assistenza a donne che secondo la morale dell’epoca non avevano alcuna visibilità.
Il Villaggio infatti fu un centro di elaborazione culturale, psicologica e pedagogica che fece scandalo negli anni ’50 per il suo obiettivo di dare dignità e autonomia a donne disperate e rifiutate dalla società. Proprio per il suo operato divenne un centro di riferimento e ancora oggi è un modello studiato in Europa e negli Stati Uniti.
#4 Ersilia Bronzini Majno, fondatrice dell’asilo Mariuccia
Nata nel 1859 è passata alla storia per essere la fondatrice del celeberrimo asilo Mariuccia. Ersilia iniziò la sua attività pionieristica aiutando Alessandrina Ravizza nella Guardia ostetrica diurna e notturna gratuita, organizzata con l’intento di dare un servizio medico e di ascolto a donne bisognose. Ersilia aveva un animo battagliero. Nel 1900, prima donna in Italia, entrò a far parte dell’amministrazione dell’Ospedale Maggiore.
Si batté strenuamente per i diritti delle donne e si adoperava per le giovani operaie. Purtroppo nel 1901 sua figlia Mariuccia improvvisamente morì. Ersilia decise quindi di dedicare a lei un ente finalizzato al recupero delle bambine e ragazze vittime di abusi, il cosiddetto ‘Asilo Mariuccia’ che essa diresse fino alla sua morte nel 1933. Si adoperò largamente per la lotta alla prostituzione e grazie anche a lei si arrivò alla ‘Legge Carcano’ che riguardava la tutela del lavoro minorile e delle donne.
Nel 1910 fu nominata membro della commissione per lo studio della delinquenza minorile e gettò le basi, grazie alle sue riforme, per la creazione del Tribunale del Minori.
#5 Maria Maddalena Rossi, una dei “padri costituenti” della Repubblica
Nata nel 1906 e laureata in chimica, si distinse per la sua lotta a favore della pace e dei diritti delle donne. Fece parte dell’Assemblea Costituente della nascente Repubblica Italiana. La battaglia più tenace che combatté durante la sua vita riguardò la possibilità per le donne di accedere alle più alte cariche della magistratura poiché secondo la legge 1176 del 1919 le donne potevano esercitare tutte le professioni esclusi gli impieghi che implicassero poteri giurisdizionali. Purtroppo soltanto nel 1963 le donne poterono aver accesso alla magistratura.
#6 Alda Merini, dalla povertà al manicomio, una delle poetesse più illustri del novecento
Alda Merini è una delle poetesse più conosciute ed ammirate di Milano. Nata nel 1931, vissuta e morta sempre a Milano, nei suoi versi fa trasparire l’irrequietezza e il tormento della sua vita. Diversi episodi segnarono la sua vita: la povertà, l’internamento in manicomio furono per lei occasioni di rielaborazione del suo caos interiore. La sua abitazione, situata sui Navigli era malconcia. Il pavimento era cosparso di mozziconi di sigarette, i muri erano coperti da numeri di telefono e annotazioni. Milano la ricorda con ammirazione ed affetto e le ha fatto un ultimo regalo, ad appannaggio della sua vita travagliata: l’ha iscritta nel Famedio nel Cimitero Monumentale.
#7 Antonia Pozzi, una delle maggiori poetesse milanesi del 1900, si tolse la vita a soli 26 anni
Antonia Pozzi può essere definita a buon titolo una delle maggiori poetesse milanesi del 1900. Aveva un carattere schivo, solitario ed era molto sensibile. Si laureò con una tesi su Flaubert e frequentò la scuola di Milano insieme a Remo Cantoni, Vittorio Sereni, Enzo Paci. La poesia, privata di elementi alti e lirici, era il suo canale privilegiato per l’espressione dei sentimenti e delle emozioni. Dai suoi versi traspare un tormento interiore molto forte. A soli 26 anni si tolse la vita. Lasciò un biglietto per i genitori in cui spiegava il suo gesto. Essa voleva fuggire dalla disperazione che il mondo le causava.
Continua con: 7 Donne influenti e di talento su cui puntare per la rinascita di Milano
GIULIA PICCININI
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