Angelo Morbelli, il pittore che ritrasse gli anziani del Trivulzio

Il "Goethe morente" lo fece conoscere al pubblico

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Morbelli

Aveva l’indubbia dote di abbinare la tradizione con l’innovazione, il romanticismo con il verismo. 

Angelo Morbelli, il pittore che ritrasse gli anziani del Trivulzio

# L’indubbia dote di abbinare la tradizione con l’innovazione

Morbelli

Nacque ad Alessandria, ma diventò milanese d’adozione e, nel corso della propria carriera di pittore, fu colui che raccontò su tela il triste destino degli anziani ricoverati al Pio Abergo Trivulzio a cavallo tra l’ ‘800 e il ‘900. L’indubbia dote del pittore Angelo Morbelli fu la capacità di abbinare artisticamente la tradizione con l’innovazione, dote preziosa in un’epoca in cui “andava di moda” la novità e la voglia di stupire il pubblico con la corsa artistica verso il nuovo. Morbelli, classe 1853, era figlio di un impiegato di un ufficio pubblico e di una casalinga. La madre morì quando Angelo aveva soli 5 anni.

# La scoperta della pittura dopo l’abbandono della musica a causa di un’infezione e gli studi a Brera

Credits: inexhibit – Pinacoteca di Brera, Tour Virtuale

Trascorsa la fanciullezza in collegio, all’Ente Trevisio di Casale Monferrato, a 11 anni tornò ad Alessandria, prendendo lezioni di musica, ma un serio problema all’orecchio, causato da un’infezione, compromise seriamente le capacità uditive, tanto che fu costretto ad abbandonare questa passione. Qualcuno però consiglia al padre di spingere Angelo all’approccio con una pratica in cui fosse l’occhio a dominare, ritenendo che, a causa della sordità, avesse maggiore sensibilità nelle arti visive. A 14 anni impara a dipingere, chiede di entrare all’Accademia di Brera, ma il costo è troppo alto. Fa domanda al Comune di Alessandria per una Borsa di Studio e il municipio gliela concede. Così entra nella prestigiosa scuola artistica di Milano concludendo gli studi a 23 anni.

Fu allievo di Giuseppe Bertini, il pittore milanese che abbinò romanticismo e verismo: da quest’ultimo Morbelli acquisì la capacità di tradurre su tela ciò che sentiva dentro di sé (romanticismo) e l’abitudine a rappresentare oggettivamente la realtà sociale e umana (verismo).

# Il “Goethe morente” lo fa conoscere al pubblico

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Nel 1880 nella città meneghina espone l’opera “Goethe morente”, che gli offre la possibilità di farsi conoscere al pubblico. La sua propensione ad uno stile antiaccademico per alcuni anni è soffocata dalla necessità di imparare seguendo una pittura tecnicamente tradizionale. Quando si sentì pronto (attorno al 1881) iniziò a dare una coniugazione sociale alla rappresentazione artistica, ritraendo le condizioni di persone in difficoltà e dimenticate.

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# Giorni Ultimi, il dipinto che rappresenta la solitudine e la rassegnazione degli anziani del Pio Albergo Trivulzio di Milano

lombardiabeniculturali.it – Giorni Ultimi

E’ di questo periodo il dipinto intitolato, “Giorni ultimi”, dove Morbelli rappresenta la solitudine e la rassegnazione degli anziani del Pio Albergo Trivulzio di Milano. Il dipinto fu realizzato con colori ad olio ad impasto su tela e venne progettato da Morbelli realizzando studi dal vero e riprese fotografiche. Colpiscono i vestiti degli anziani ospiti, tutti uguali e neri, che entrano in contrasto col chiaro dei volti, colpisce inoltre la scelta di Morbelli di rappresentare gli anziani stipati, seduti su lunghe panche sulle quali i protagonisti dormono, riflettono, hanno lo sguardo perduto nel vuoto, senza mai un volto sorridente.

Morbelli morirà a Milano il 7 novembre 1919, dopo aver donato un proprio contributo artistico alla città natale, come ringraziamento per quella borsa di studio che gli aprì le porte dell’arte e della città di Milano.

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Fabio Buffa
Nato ad Alessandria, classe 1969, nel 1988 sono entrato per la prima volta in una redazione giornalistica, per collaborare e fare gavetta al Piccolo di Alessandria. Sono pubblicista dal 1996 e ho collaborato per varie testate, sia come giornalista che come vignettista satirico e scrittore di freddure. Dal 1992 lavoro nel sociale.