Nasce 175 anni fa come “Bitter all’uso d’Hollanda”, in un locale dedicato alla distillazione di erbe preso in affitto a Novara. In poco tempo diventa uno dei simboli del divertimento milanese. La storia di chi l’ha inventato e del mito del bitter più famoso del mondo.
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Campari, il bitter più famoso del mondo spegne 175 candeline
# Uno dei protagonisti della Milano ricostruita dopo l’ultima guerra mondiale
Si può festeggiare il compleanno di tutti e di tutto, anche del Campari, il bitter più famoso del mondo. Questa ineguagliabile entità alcolica, che ha accompagnato prima l’Italia, poi il mondo, nella storia e nel costume dell’ultimo secolo, proprio in questo 2025 compie 175 anni. Il Campari è uno dei protagonisti della Milano ricostruita dopo l’ultima guerra mondiale, della Milano che, grazie alle fabbriche, cresceva come un gigante indomito, grazie al terziario diventava il riferimento della finanza, dei soldi sempre più liquidi, della cultura e del divertimento frivolo e spiccio. Il Campari è legato ad una città che, negli anni ottanta, veniva chiamata la “Milano da bere”. E cosa importa se questo slogan era stato creato per un’altra marca di alcolici.
# 175 anni di storia del “Bitter all’uso d’Hollanda” inventato da Gaspare Campari
Il Campari ha sempre regnato sovrano nei bar, nei ristoranti, nelle birrerie, nei salotti e nelle discoteche di una metropoli incerta tra il voltarsi indietro, guardando alla nostalgia del ragazzo della via Gluck, e il tirare dritto, per divertirsi in quel luccicante mondo tra i Navigli e Isola, tra Brera e le Colonne di San Lorenzo. Alla fine ha scelto questa seconda strada.
Dicevamo dei 175 anni del Campari: è il 1850 quando Gaspare Campari, di famiglia contadina e lomellina, in un locale di Novara preso in affitto, si ingegna nella distillazione di erbe che trasforma in elisir alcolici che faranno l’antologia dell’aperitivo e del digestivo. Uno di questi intrugli lo chiama “Bitter all’uso d’Hollanda”, prendendo spunto dall’amaro creato nel 1777 dal liquorista olandese Petrus Boonekamp. Ma Novara è una città di provincia e quel nome così raffinato e complicato lo volle semplificare in “Bitter del signor Campari”. Da qui a “Bitter Campari” la strada è breve, ma duratura, 175 anni, appunto. E non è certo finita qui.
# Ma perchè il marchio “Campari” è poi diventato uno dei simboli del divertimento (e del rilassamento) milanese?
Perchè nel 1862, all’età di 34 anni, Gaspare Campari si trasferisce nella città meneghina e apre un Caffè, con distilleria, in quello che era “Il coperto dei Figini”, ovvero il palazzo rinascimentale in Piazza Duomo, poi abbattuto per lasciare spazio alla Galleria Vittorio Emanuele II. Dopo la realizzazione di quest’opera, Gaspare nell’interno insedia un ristorante bottiglieria, per poi lasciare il testimone al figlio Davide che, nel 1867, fu il primo in assoluto a nascere nella Galleria, perchè la famiglia aveva preso casa sopra al Caffè.
Poi la storia della Campari proseguirà nei decenni, con Davide che aprirà lo stabilimento di Sesto San Giovanni, con la produzione del Bitter e del Cordiale, superalcolico diventato il simbolo del “riscaldarsi” nelle gite invernali in montagna piuttosto che montando di guardia durante la “Naja” nelle nottate al freddo e al gelo.
Opposto al Caffè Campari, Davide apre il Camparino, sempre nella Galleria, simbolo della cultura, del costume e della politica, di una Milano sempre all’avanguardia. Anche se tra mille contraddizioni.
# Ma, tornando al bitter inventato da Gaspare, la domanda che ci poniamo da sempre è: ma quale sarà la ricetta? Quali saranno gli ingredienti?
Ora il gruppo Campari vanta quattro stabilimenti in Italia, uno in Francia, uno in Grecia, uno in Scozia, uno in Ucraina, uno in Argentina, due in Brasile e uno in Messico. In quello di Novi Ligure si spergiura che nessuno è a conoscenza della “pozione magica”, anche al Centro Piante Officinali, dove si occupano delle selezione delle erbe per la produzione dei brand del Gruppo, le bocche sono cucite.
A grandi linee possiamo dire che il Campari è il prodotto dell’infusione di erbe amaricanti, piante aromatiche e frutta, in una miscela di alcool e acqua. Ma nessuno può, e deve, sapere di più.
FABIO BUFFA
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