Dina GALLI, l’eccentrica monella: la prima attrice COMICA italiana

"La Dina". Eccentrica, carismatica, divertente. Con due inconfondibili, giganteschi occhi azzurri

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“La Dina”. Eccentrica, carismatica, divertente. Con due inconfondibili, giganteschi occhi azzurri. 

Dina GALLI, l’eccentrica monella: la prima attrice COMICA italiana

# Uno scettro per due

Con Gigetta Morano, si contende lo scettro della prima attrice comica italiana. Non solo: è stata una delle figure più carismatiche ed eccentriche del mondo della recitazione. Clotilde Annamaria Galli, in arte Dina (anzi, la Dina) nacque a Milano il 16 dicembre 1877, da papà Giuseppe e mamma Ermelina Nesti, attrice “minore”, che coinvolse nelle scene sopra i palchi di modesti teatri, anche la figlia, ancora piccina. Qualche tempo dopo  la madre di Dina Galli venne scritturata da un altro milanese, Edorado Ferravilla, che diede qualche piccola parte alla ragazzina, allora tredicenne.

# Quegli inconfondibili fari azzurri

La prima occasione, per farsi notare, Dina la ebbe però con Edoardo Giraud, un ex garibaldino, nato anche lui all’ombra della Madonnina, uno scopritore che adocchiò l’estro e la ficcante ironia della nostra attrice. Dina Galli era magrissima, energica, dall’espressività spiccata del volto, con quegli enormi occhi azzurri, che comunicavano più di mille parole. Giraud le propose di cantare in una commedia-rivista, che divenne il trampolino di lancio della carriera della Dina. A 23 anni è Virgilio Talli a scritturarla, in precendenza collaborò proprio con Ferravilla: con Talli la Galli non è più “solo” l’attrice dialettale milanese ma, con l’incarico di “prima attrice giovane, prima amorosa e prima attrice comica”, passa al teatro in lingua italiana. In “Dionisia”, commedia in quattro atti di Alexander Dumas, la Dina fa già un bel salto di qualità, per entrare definitivamente nel mito vestendo i panni di Mome Crevette nella “Dame de Chez Maxim” di George Feydeau, una commedia burlesca, che ha l’obiettivo di fondo di sorprendere, scatenando risate. Pensate che, siamo nel 1900,  la nostra attrice milanese interpreta una ballerina del Moulin Rouge, che deve essere “nascosta” da un inappuntabile signore, per non farla trovare dalla moglie, dopo una notte di follie. E’ uno scandalo! Ma il successo è grande.

# Anche talent scout

Così Dina Galli diventa l’attrice ideale per ruoli leggeri, ironici, pungenti, sbarazzini, con personalità da monella. Diventa prima attrice assoluta e, insieme a Giuseppe Sichel e Amerigo Guasti, fonda una compagnia in proprio, dove militano attori e attrici che a breve entreranno nell’Olimpo della recitazione: Enrico Varisio, Paola Pazzaglia e Antonio Gaudisio, solo per fare alcuni nomi. La Galli intanto studia i lavori di un certo Dario Niccodemi: era un commediografo toscano, che scrisse circa venticinque opere teatrali, tra cui “Scampolo” e “La maestrina”, che divennero due rappresentazioni interpretate dalla compagnia della Galli. Passa poi al Cinema, dove è “Ninì Falpalà” nell’omonima pellicola diretta da Amleto Palermi, poi lavora in “Felicita Colombo”, e in “Nonna Felicita”. Nel 1939 è la volta di “Frenesia”, con la regia di Mario Bonnard. Tra il 1933 e il 1950, la troviamo in dodici film, più i quattro tra il 1914 e il 1917.

# La prima… a volare in aereo

Nel 1910 la Galli fu la prima attrice italiana a volare in aereo, mentre nel 1921 scampò alla strage del Teatro Diana a Milano, quando un attentato dinamitardo uccise ventuno persone durante uno spettacolo in cui lei era invitata tra il pubblico.

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L’ultimo lavoro di Dina Galli fu “Sambo”, del 1950, dove riveste il ruolo di un’anziana contessa, al fianco di Ave Ninchi, Paolo Stoppa, Nando Bruno e Lando Gazzolo, padre del popolare Nando. Nel settembre dello stesso anno le conferiscono la “Maschera d’argento”, premio dei cronisti romani agli assi della “Rivista”.

Dina Galli muore il 4 marzo 1951 nell’albergo Dragoni di Roma. A darle l’ultimo saluto ci sono tanti pionieri del mondo dl Teatro: Livio Pavanelli, Guglielmo Giannini, Aroldo Tieri, Wanda Osiris, Paolo Stoppa. Il funerale avvenne in una Roma piovosa e fredda, nella Chiesa di Santa Maria in Via.

FABIO BUFFA

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Fabio Buffa
Nato ad Alessandria, classe 1969, nel 1988 sono entrato per la prima volta in una redazione giornalistica, per collaborare e fare gavetta al Piccolo di Alessandria. Sono pubblicista dal 1996 e ho collaborato per varie testate, sia come giornalista che come vignettista satirico e scrittore di freddure. Dal 1992 lavoro nel sociale.