Avete mica visto delle colombe col ramoscello d’ulivo nel becco che volano nel cielo pasquale per augurare tanta Pace nel mondo? No? Anzi, se mai capitasse che qualche pennuto bianco candido voglia volteggiare leggiadro, rischia di prendersi una raffica di proiettili da qualche cecchino putiniano o un petardo da qualche maranza hippopparo. Così a Pasqua ci dobbiamo accontentare della colomba intesa come dolce che, al pari del panettone, è nata a Milano.
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Dino Villani, il creativo che inventò a Milano la colomba pasquale
# L’invenzione come variante primaverile del panettone

Dino Villani negli anni cinquanta voleva creare per il panettone natalizio il marchio Doc, per legarlo alla città meneghina senza che qualcuno se lo potesse fregare. Ma di questa proposta non se ne fece nulla. Villani però qualche tempo prima (negli anni trenta) aveva inventato la Colomba Pasquale, come variante primaverile proprio del panettone, che poteva essere creata con un impasto simile a quest’ultimo, mantenendo gli stessi macchinari impastatori e modellatori del tipico dolce natalizio.
Le leggende che vanno dal pavese al legnanese, sino ad arrivare al veronese, attrribuiscono già nel 600 d.c. e nel 1100 la creazione di dolci pasquali che potevano avere sembianze simili alla colomba come la intendiamo oggi giorno. Ma è fuori dubbio che la produzione di questo dolce con una forma precisa e a livello industriale, nasca proprio negli anni trenta a Milano.
# Un creativo alla massimo potenza: dalla pittura alla pubblicità

E l’idea venne proprio a Dino Villani, pittore, grafico, incisore, critico d’arte e pubblicitario, nato a Nogara, in provincia di Verona, il 16 agosto 1898. Il padre, Egisio, lavorava in ferrovia e veniva spesso trasferito in varie località d’Italia, tant’è che le sorelle di Dino (Dina e Bruna) nacquero una a Brescia l’altra in Abruzzo. A nove anni, proprio per il lavoro del padre, la famiglia Villani si sposta a Suzzara dove decide di fermarsi stabilmente. Già allora Dino era un ragazzino creativo, esuberante, a cui piaceva osservare e creare disegni e incisioni riproponendo frammenti del mondo attorno a lui.
A 18 anni, mentre sta salendo su un treno che è già in movimento, Villani cade e si rompe una gamba: nei mesi in cui fu costretto a letto per l’infortunio, approfittò per organizzare nella propria casa suzzarese incontri culturali. Appena si mise in piedi volle contribuire all’attività della società calcistica “Fenice”, nata nel 1913, e ne divenne presidente.
Non ancora ventenne si interessò alla pittura, alla scultura e volle imparare l’Esperanto, in epoche in cui, malgrado le restrizioni esterofobiche del regime fascista, pareva potesse diventare la comune lingua europea.
# Il trasferimento a Milano con moglie e figlio
Nel 1928, dopo la morte del padre, lui la moglie Berta e il figlio Stelvio, si trasferiscono a Milano, soprattutto perchè Villani fu chiamato dal compaesano Guido Mazzali, allora direttore delle edizioni “L’Ufficio moderno”, che si occupavano anche di pubblicità.
Per questo creativo il lavoro era la colonna portante della propria vita, infatti confidava sempre che, “io lavoro anche quando passeggio la domenica con la mia famiglia, perchè ogni cosa che vedo può essere un’ispirazione per qualche opera artistica”, visto che era un affermato pittore. Insomma, un prezioso uso del tempo. I suoi quadri erano (e sono) soprattutto legati al concetto di famiglia, nel proprio focolare e in campagna, durante il duro lavoro.
# Le memorabili campagne pubblicitarie per la Motta, tra cui il concorso di bellezza precursore di Miss Italia

Nel 1934 diventa responsabile delle memorabili campagne pubblicitarie della Motta, con la collaborazione di Sepo (Severo Pozzati), Cassandre (Jean Marie Moruon), ed Erberto Carboni. Proprio in quel periodo “inventa” la versione primaverile del panettone, la Colomba, appunto, pubblicizzandola con il motto “Il dolce della Pasqua e della Primavera”.
Ecco, la pubblicità. Villani fu uno dei primi esperti del settore a vedere la promozione di un prodotto come qualcosa da sviscerare in vari contesti. Per esempio? Presentare un panettone Motta di 15Kg all’arrivo del Giro d’Italia, il “sorriso” tanto auspicato dalla pubblicità di un dentifricio che diventa il motto di quello che poi sarà il concorso di Miss Italia, che iniziò con il nome di “5000 lire per un sorriso”.
# Il suo contribuito all’istituzione dell’attuale Scuola in Direzione Aziendale della Bocconi e alla fondazione dell’Accademia italiana della cucina.

Nel 1952 Dino Villani, con il rettore della Bocconi, Giordano Dell’Amore, contribuì ad istituire la scuola di perfezionamento in economia aziendale, vale a dire l’attuale Scuola in Direzione Aziendale. Grazie, o per colpa, di Dino Villani, negli anni cinquanta le feste della Mamma e di San Valentino acquisiscono una valenza commerciale, nello stesso periodo, con l’amico giornalista Orio Vergani, fonda l’Accademia italiana della cucina.
Villani muore a Milano il 13 marzo 1989. Di lui possiamo citare una frase che dimostra la professionalità di un artista-pubblicitario-accademico, che sapeva promuovere il prodotto da vendere con persuasione e correttezza: “Bisogna essere convinti per convincere la gente a comprare i nostri prodotti; la pubblicità serve ai buoni prodotti e uccide quelli di cattiva qualità, la pubblicità efficace ribassa costi e prezzi, chi fa pubblicità deve sapere tutto del prodotto che promuove”. Tutti i pubblicitari, dovrebbero accogliere questa considerazione con un “Amen”.
FABIO BUFFA
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