È passato poco più di un anno dalla scomparsa del grande chitarrista milanese Franco Cerri. È considerato uno dei più grandi musicisti jazz del panorama nazionale ed internazionale, visto che, fuori dal nostro paese, ha raccolto successi con mostri sacri (oltre che del jazz) dello swing e della Bossa Nova, come Django Reinhardt, Chet Baker, Billie Holiday e Stephan Grappelli, solo per fare alcuni nomi.
FRANCO CERRI: quel genio che partì suonando nei cortili
# Gli inizi e il successo internazionale
Cerri nasce a Milano nel 1926, a 19 anni entra nell’orchestra di Gorni Kramer, poi passa a suonare con Reinhardt e Grappelli, per mettersi in proprio nel 1950, formando il “Franco Cerri Quintet”. Dopo una parentesi come attore e ballerino nella commedia musicale “Tobia, candida spia”, di Garionei e Giovannini, torna alla chitarra, lavorando al fianco di Lee Konitz, Chet Baker e Aurelio Ciarallo. Nel 1966 ha un grande successo al Lincon Center di New York, poi, tornato in Italia, collabora con Renato Carosone, Flo Sandon’s, Nicola Ariglialo e con Mina.
Il talento di Franco Cerri era eccezionale, ma il genere che suonava non era di quelli che riscontravano (e riscontrano) un grande impatto con il pubblico. Diciamo, un po’ di nicchia. Così non c’è da stupirsi se Cerri in Italia verrà riconosciuto, da tutti, solo dopo la pubblicità televisiva del detersivo Bio Presto, dove il musicista milanese compariva a mezzo busto dentro una vasca trasparente, colma d’ acqua, pubblicità degli anni Sessanta, replicata nel 1981.
# Tutto cominciò con un bravo ragazzo a cui fu regalata una chitarra dal padre
Fu ospite al Festival di Sanremo nel 2005 e nel 2013, mentre, nel 2014, partecipò alla memorabile rivisitazione di “Vattene Amore”, con Mietta e il gruppo di Elio e le Storie Tese nella trasmissione “Il Musichione” di Rai 2. Cerri era anche un attento maestro di musica, capace di trasmettere il suo sapere alle giovani generazioni. In carriera ha realizzato una quarantina di album, l’ultimo nel 2012.
Ma come cominciò la sua vita artistica? È lo stesso Franco Cerri che lo rivelò alcuni anni fa in un’intervista che, in un certo modo, rappresenta un resoconto della propria carriera: “avevo 14 anni, di soldi ce n’erano pochi e svolgevo vari lavori, come il muratore, l’ascensorista e il fattorino. Sopra a casa mia viveva un musicista che suonava la chitarra, cantando gli stornelli. Io rimasi affascinato dal suono di questo strumento -confidò Cerri- così dissi ai miei genitori che volevo suonarla anch’io e chiesi di comprarne una”. Ma suo padre rispose che non c’erano soldi per un investimento del genere. Le insistenze di Franco erano ripetute, così, visto che era un bravo ragazzo, lavoratore e operoso, suo padre un giorno arrivò a casa con una chitarra.
# Le orchestre improvvisate nei cortili milanesi
“Ma non sapevo leggere la musica, però incontrai il pianista Giampiero Boneschi, che mi aiutò a tradurre in note musicali ciò che suonavo ad orecchio”. Dopo la guerra arrivò l’incontro con Gorni Kramer: “nei cortili delle case milanesi si era soliti passare le serate con orchestre improvvisate che suonavano e facevano ballare la gente -raccontò Cerri- un giorno eravamo in un cortile dalle parti di Porta Genova ed io suonavo in uno di questi gruppetti. Un nostro amico aveva invitato proprio Kramer per ascoltarci: lui arrivò e mi chiese di esibirmi con lui: io alla chitarra e lui alla fisarmonica”.
Kramer fece i complimenti al giovane Cerri e, dopo qualche tempo, si incontrarono per caso in Galleria del Corso, una casualità che portò Cerri a collaborare con il Quartetto Cetra e con Natalino Otto: le prove di questo spettacolo erano al Teatro Colosseo e fu la prima volta che i genitori lo videro all’opera come musicista.
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FABIO BUFFA
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