Se Milano è diventata un’avanguardia nel teatro è anche grazie a lui.
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Luigi “Caramba” Sapelli, il “mago” dei costumi del teatro italiano
# “Caramba” diventa il “Mago”
Milano è stata la testimone della carriera di uno dei più grandi costumisti e coreografi della storia del teatro italiano. Parliamo di Luigi Sapelli, in arte “Caramba”, apprezzato, sin da ragazzo, per le sue abilità nel disegno, nelle scenografie e nei costumi teatrali.
Nacque a Pinerolo nel 1865, a 41 anni, dopo almeno vent’anni di lavoro nel campo della sartoria e delle scenografie, si trasferisce nella città meneghina, dove l’impresa teatrale Suvini-Zerboni affidò al creativo piemontese la direzione della sartoria della stessa impresa.
Due anni dopo l’arrivo a Milano, lavorò al Teatro dei Filodrammatici, occupandosi dei costumi e delle scenografie dell’opera “Turlupineide”, rivista comico satirica dell’attualità di allora, scritta dal veronese, adottato da Milano, Renato Simoni, interpretata dal grande Edoardo Ferravilla.
Sapelli aveva una grande passione nel creare una rete di saperi tra le varie arti, cercando contaminazioni tra le stesse, sia per allestire le coreografie che per realizzare i costumi di scena. Non a caso, al nome d’arte Caramba, gli venne affiancato l’emblematico “Mago”.
# La grande innovazione milanese di Sapelli
Se allora il Cinema (parliamo degli anni dieci del ‘900) prendeva spunto dal teatro, Sapelli a Milano fece il contrario, analizzando le dinamiche sceniche del grande schermo e le scelte degli abiti, per trasferire queste caratteristiche sul palco di un’arena.
Non solo: questo Maestro utilizzò il cinema come scenografia dell’opera teatrale “Ballo Excelsior”, un’azione coreografica storica e allegorica di Luigi Manzotti (milanese pure lui) e del novese Romualdo Marenco. Questo gran ballo mimico fu rappresentato per la prima volta alla Scala nel 1881, Sapelli lo modernizzò nel 1908, in qualità di scenografo e costumista, inserendo, proprio come sfondo, la scena di un film. Era la prima volta (molti sostengono in assoluto a livello mondiale) che si vedeva una roba del genere, e ciò accadde proprio a Milano: i puristi del teatro si affannarono subito a gridare allo scandalo, mentre le menti più aperte apprezzarono un lavoro che, allora, sembrava fantascienza.
Possiamo dire che Luigi Sapelli diede la possibilità a Milano di diventare la culla di un teatro d’avanguardia, che guardava alla tradizione del ‘700 e dell’800, con occhi appassionati e alla scoperta di nuove dinamiche teatrali, esclusive e originali. Sapelli, sempre a Milano, fondò una propria casa d’arte, dove si potevano ammirare i bozzetti dei costumi che lui disegnava sui fogli, appiccicando alla figura i veri tessuti che poi che venivano utilizzati nella rappresentazione.
# Lavorò con Toscanini e D’Annunzio

La storia di Luigi (Caramba) Sapelli nasce al Caffè Molinari, di Piazza Solferino a Torino, il luogo che gli permise di entrare in contatto con il mondo degli artisti anticonformisti. Con giovani e fantasiosi scavezzacollo, poco inclini alla disciplina e propensi a godersi le serate parlando di arte facendo l’alba. Fu apprezzato sin dalla giovane età come illustratore, costumista e scenografo. Nel 1897, proprio nel capoluogo sabaudo, Sapelli entrò in contatto con Arturo Toscanini, che dirigeva al Teatro Regio la prima assoluta dell’opera “Forza d’Amore”. Sapelli disegnò i costumi per questo lavoro, facendosi poi notare per la bravura da Ciro Scognamiglio, produttore napoletano specializzato nelle operette, che affidò al nostro artista i costumi e la scenografia di “D’Artagnan” e “La cicala e la formica”, opera comica in tre atti.
Prima di approdare a Milano, fondò una rivista che si occupava di recitazione: Sapelli disegnava, tra il serio e il satirico, le scene delle rappresentazioni dei teatri torinesi, con i costumi che lui immaginava per quelle opere. Passa poi al Buontempone, al Fischietto e alla Gazzetta del Popolo; ma la svolta avvenne proprio nel 1897, quando lavorò con Toscanini e Scognamiglio. Un periodo che lo fece conoscere a livello nazionale e non solo, così intraprese le collaborazioni, tra gli altri, con la Scala. Gabriele d’Annunzio gli commissionò la realizzazione di pomposi abiti; il pinerolese vestì Eleonora Duse in “Monna Vanna”, commedia di Maurice Maeterlink del 1902. Sapelli morì a Milano il 10 novembre 1936, lasciando la moglie e una figlia.
FABIO BUFFA
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