Una sfida a suon di farina, lievito, zucchero, uova e canditi. Il ricordo dei fondatori delle storiche aziende rivali produttrici di panettoni che hanno fatto la storia di Milano.
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Motta e Alemagna, i due storici re del panettone di Milano
# Non aveva nulla da invidiare alle sfide tra Rivera e Mazzola
Il Natale è passato e il tradizionale panettone ormai lo trovi soltanto più sugli scaffali delle super-offerte. Ma ancora per pochi giorni, visto che nei centri commerciali torroni e pandori hanno lasciato il posto alle bugie e ai coriandoli di Carnevale. Un tempo il derby di Milano non era soltanto quello di San Siro, tra Inter e Milan: proprio nel periodo natalizio un bel duello stracittadino, che non aveva nulla da invidiare alle sfide tra Rivera e Mazzola o tra Nordahl e Skoglund, si “combatteva” a suon di farina, lievito, zucchero, uova e canditi, tra il panettone della Motta e quello della Alemagna. E che derby!
# Motta fu il primo, nella zona est di Milano
La Motta si trovava all’angolo tra viale Corsica e via Battistotti Sassi, fondata nel 1919 da Angelo Motta, un giovane volenteroso pasticcere che, appena tornato dal fronte nella prima guerra mondiale, aprì un proprio laboratorio dolciario in via della Chiusa. Il suo prodotto più ricercato era il panettone, che sfornava in quantità talmente grandi (grazie all’eccezionale richiesta), che dovette trasferirsi nel più grande stabilimento di viale Corsica, anche se precedentemente aveva avviato bar-pasticcerie in varie zone di Milano, con realtivi laboratori.
Si narra che negli anni cinquanta i nastri trasportatori dei panettoni avessero una lunghezza di oltre trenta chilometri e che per realizzare questo iconico dolce meneghino, bisognava ingaggiare (per l’alta stagione) mezzo milione di galline. E non fateci fare i conti delle uova che occorrevano.
# Il primo locale di Alemagna in via Torino
Dall’altra parte del “campo”, in questo goloso derby della Madonnina, troviamo Gioacchino Alemagna, classe 1892, di due anni più giovane di Motta, che già da ragazzino si cimentava come apprendista nelle pasticcerie milanesi. Come Motta, anche Alemagna si mise in proprio dopo al ritorno dalla grande guerra, creando un forno che produceva dolci.
Anche Gioacchino iniziò a sfornare il panettone: la bontà di questo prodotto e l’apertura di un locale a marchio “Alemagna” in via Torino, adiacente a Piazza Duomo, fecero crescere la popolarità di questo marchio. A San Biagio (il 3 febbraio) questo negozio metteva i panettoni a metà prezzo.
In città aprirono altri locali con questo simbolo, con camerieri dall’inconfondibile giacca bianca con i bottoni dorati. Coloro che lavoravano in questi posti e si facevano redigere delle buone referenze, avevano il lavoro assicurato in tutti i bar più prestigiosi.
# La fusione delle aziende dopo la morte dei due fondatori
Verso la fine degli anni cinquanta Angelo Motta muore, ma l’azienda comunque va avanti senza particolari intoppi. Negli anni settanta, questa volta non proprio come in un derby: Motta e Alemagna si fondono insieme, poco dopo la morte di Gioacchino, avvenuta nel 1974. Dalla fusione delle due aziende nasce l’Unidal (Unione Industrie Dolciarie Alimentari), controllate dalla Sme, società nata alla fine dell’800 per gestire l’elettrificazione del Sud Italia, che con il passare degli anni si occupò anche di agricoltura e industria alimentare.
E noi ci fermiamo qui, perchè bastano queste poche ultime righe per farci perdere il romanticismo di una Milano che, come arrivava il primo freddo invernale, si addobbava delle luci natalizie e dei profumi della lavorazione dei panettoni di queste due grandi e storiche aziende. La Motta e l’Alemagna (quelle di una volta, cioè quelle vere) rappresentano le vere eccellenze di una Milano che non c’è più e di gusti e profumi che solo la memoria di chi ha i capelli bianchi può ricordare.
FABIO BUFFA
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