Quando a Milano si sente parlare della “Linea”, si pensa subito alla metropolitana, caratterizzata dai suoi cinque colori e dalle sue centoventuno stazioni. Negli anni settanta e nei primi ottanta, se parlavi de “La Linea”, in tanti sorridevano, perchè vagheggiavano il simpatico personaggio del cartone animato creato da Osvaldo Cavandoli.
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Osvaldo Cavandoli, il disegnatore della “Linea” più famosa del mondo
# Fu disegnatore per l’Alfa Romeo, ma il successo arrivo con il Carosello
La Linea è milanese, qualcuno giura che sia nata nel 1969, nello studio dello stesso Cavandoli, animatore, regista e fumettista nato nel 1920 a Toscolano Maderno, un comune che si appoggia sulla sponda bresciana del lago di Garda. L’artista morirà nel 2007. Ancora bambino, si trasferisce a Milano con i genitori e ancora adolescente viene assunto all’Alfa Romeo come disegnatore. Finita l’esperienza con la fabbrica di automobili, passa ad un’azienda di Costruzioni Elettro Meccaniche di Saronno. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Cavandoli entra nella squadra di Giovanni Pagotto (in arte Nino Pagot), autentico pioniere dell’animazione italiana, che ha lo studio in Corso di Porta Romana. Con un carico di creatività ed esprienza, ecco che il disegnatore bresciano si dedica alla pubblicità, quella di Carosello, quando ancora i consigli per gli acquisti si chiamavano “rèclame”.
# L’invenzione della “Linea”, il cartone animato stilizzato
“Allora Carosello proponeva storie animate che anticipavano l’esplicito messaggio pubblicitario -dichiarò Cavandoli in un’intervista rilasciata circa vent’anni fa- i cartoni animati erano caratterizzati da storie con tanti personaggi, spesso caotici e chiassosi, io pensai di offrire al potenziale cliente della pubblicità una storia con una grafica semplice, essenziale”.
Osvaldo Cavandoli pensa prima ad un signore disegnato con una linea povera, che indossa un cappello stilizzato, esprimendosi con la mimica, senza le parole.
“Decisi poi di ridurre sempre di più i tratti, le ridondanze grafiche…così, riducendo e riducendo, ecco che è nata la Linea”.
# Il segno pubblicitario della Lagostina
Il mercato pubblicitario rimase perplesso di fronte a quel personaggio, chi invece si innamorò della Linea fu l’Ingengner Lagostina, titolare dell’omonima società di pentole e posate che, nel 1970, chiede di farsi pubblicità in Rai con la Linea.
“Per l’animazione mi venne in mente Emile Cohl (animatore francese che visse a cavallo tra l’ ‘800 e il ‘900 ndr) – confidò Cavandoli- lui realizzava dei disegni animati, mettendo in bella mostra la mano dell’uomo che, a matita, dava vita ai personaggi”.
Poi c’era da capire se questo cartone andava fatto parlare oppure no. Il nostro artista decide di proporlo con un linguaggio goffo e incomprensibile, un vero e proprio gramelot, con cui spesso chiede e litiga con la mano che lo disegna.
E così, dopo essere nata, la Linea si forma e si trasforma ma, in quanto a carattere, rimane sempre la stessa: pasticciona, acida, borbottona, che si complica la vita e, un po’ come Willy il Coyote, perde sempre.
Per il doppiaggio viene chiamato un altro milanese, Carletto Bonomi, che seppe far diventare la voce di questo essenziale quanto scalognato personaggio, qualcosa di indelebile nella memoria di un pubblico che vide nella Linea la dimostrazione di come dalle cose più semplici può nascere un grande successo.
# La chiusura del Carosello e gli sketch animati della Linea distribuiti nel mondo
Nel 1977 Carosello chiude i battenti per lasciare spazio alle pubblicità più moderne: Cavandoli acquisisce tutti gli sketch animati della Linea, li ripulisce dai trenta secondi di pubblicità esplicita e crea diversi film animati, che distribuisce in ben trenta paesi del mondo.
La Linea, nell’immaginario collettivo, rappresenta la plastica descrizione di quella filosofia secondo la quale dalle cose semplici ed essenziali molte volte nasce il divertimento e il successo.
FABIO BUFFA
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