“Taaac”, la parola onomatopeica simbolo del milanese

Dove e quando è nata la parola onomatopeica diventata uno dei simboli, dei clichè maggiormente identificativi del milanese doc

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Taaac
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Una narrazione ci dice che risalga al 1984, quando uscì il film “Il ragazzo di campagna” con protagonista Renato Pozzetto. La genesi in realtà è da retrodatare più indietro nel tempo, come ha raccontato anni fa lo stesso attore. Ecco quindi quando è nata questa parola, che significato ha e quando viene utilizzata.

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“Taaac”, la parola onomatopeica simbolo del milanese

# Cosa significa e quando viene usata

Taaac

Il 2024 è stato l’anno dell’uscita di “Ricomincio da Taaac”, il film tratto dal lavoro degli youtuber del Milanese Imbruttito che, oltre a raccontare alcuni divertenti spaccati della città di Milano, reca nel titolo quella parola onomatopeica che da una sessantina di anni è diventata uno dei simboli, dei cliché maggiormente identificativi del milanese doc. Quella parola è “Taaac”, un suono vocale che vorrebbe dire tante cose, come pigiare un pulsane (taaac), cacciare via con un rapido e secco movimento dell’indice un piccolo oggetto che ci da fastidio (taaac), oppure sottolineare un concetto che si ritiene particolarmente importante in un discorso (“ho firmato il contratto … taaac…e adesso quella villa è mia”).

Il “Taaac” per alcuni è il sintomo del tipico milanese che “se la tira”, come se quel suono volesse rappresentare il pulsante che fa aprire una stanza piena di denaro. Per altri è in invece la rappresentazione della dedizione alla precisione del milanese: il Taaac sottolineerebbe un lavoro terminato, fatto bene, con scrupolo. Altri invece il Taaac lo associano all’intercalare della persona che vuole usare un linguaggio forbito, senza averne l’adeguato bagaglio lessicale, finendo per colmare i vuoti del glossario con una parola a caso, il Taaac.

Comunque la pensiate, una cosa è certa, il “Taaac” è uno dei termini tipici milanesi, tanto milanese che, appena lo si sente, viene alla mente il cumenda meneghino, oppure il giovane “drip” stiloso dei giorni nostri.

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# Ma da dove arriva il “Taaac”, o meglio, chi lo ha inventato?

movieplayer.it – Renato Pozzetto scena Taac

Una narrazione ci dice che abbia quarant’anni giusti giusti, visto che è stato sentito per la prima volta nel film “Il ragazzo di campagna”, (1984) con Renato Pozzetto che, apparecchiando il minuscolo tavolo, con le minuscole sedie nella sua minuscola casa dall’esorbitante canone di locazione, scandisce i movimenti con il “taaac”.

In realtà è stato lo stesso Pozzetto a dare una versione che fa risalire quel termine onomatopeico a molto prima di quel film: a TV Sorrisi e Canzoni confidò che l’inventore del “Taaac” fu un suo amico di gioventù, Mario Valera, che abitava a pochi passi dallo Stadio di San Siro e negli anni sessanta frequentava la compagnia dello stesso Renato in Piazza Diaz: Valera, mentre raccontava eventi e fatti vissuti in prima persona, puntava il dito su chi gli stava vicino, sottolineando il racconto con il celeberrimo “taaac”.

Valera era un frequentatore del Derby, ai tempi di Pozzetto, Ponzoni, Jannacci, Viola, Abatantuono, Teocoli e chi più ne ha più ne metta. Erano i tempi in cui la vita, vista dalla TV, era ancora in bianco e nero, ma la voglia di costruirsi un futuro, una carriera, senza per forza lavorare, era un sogno molto colorato.

FABIO BUFFA 

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Fabio Buffa
Nato ad Alessandria, classe 1969, nel 1988 sono entrato per la prima volta in una redazione giornalistica, per collaborare e fare gavetta al Piccolo di Alessandria. Sono pubblicista dal 1996 e ho collaborato per varie testate, sia come giornalista che come vignettista satirico e scrittore di freddure. Dal 1992 lavoro nel sociale.