Una denuncia pubblicata sul sito di Fondazione Feltrinelli, basata sull’analisi di documenti e report pregressi o attuali, fa a pezzi la narrazione dominante. Esisterebbero due Milano molto diverse tra loro: quella che racconta sé stessa agli altri e quella che emerge dagli studi. Vediamo lo studio del dott. Lucarelli.
La denuncia: la Milano che raccontano? Ormai ESISTE SOLO NELLE BROCHURE
# I parametri dello studio/denuncia
Il Dott. Stefano Lucarelli, professore Associato di Politica Economica presso il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università degli Studi di Bergamo, compila una denuncia shock.
Autore nel 2022 di un caso-studio su Milano, il professor Lucarelli si basa sui report dell’Osservatorio Milano e una vasta letteratura edita a partire dagli ultimi 5 anni.
Le prestazioni del capoluogo lombardo sono comparate, a livello internazionale, con quelle mostrate da Lione, Barcellona, Monaco e Stoccarda, considerate dallo stesso Osservatorio Milano, rilevanti per l’esercizio comparativo.
Sono state analizzate le capacità di attrarre investimenti esteri, impiego di capitali per ricerca e sviluppo sul territorio, l’integrazione dei giovani nel mondo del lavoro e le politiche territoriali. Vediamo quali sono i risultati.
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# Milano ultima per ricerca e sviluppo
I risultati dell’analisi compiuta dal Dott. Lucarelli sono impietosi.
Tra le 5 città Milano è, ad esempio, ultima per investimento procapite in ricerca e sviluppo.
500 Euro /anno, contro gli 800 di Lione, i 1.400 di Monaco e il mostruoso quadruplo di Stoccarda, con 2.000 Euro.
Milano è sull’ultimo gradino del podio se si analizzano il numero di ricercatori attivi sul totale degli occupati e una percentuale di popolazione tra i 30 e i 34 anni in possesso di istruzione terziaria giudicata troppo piccola. Triste primato se si guarda alla percentuale degli occupati nei settori scientifico-tecnologici con istruzione terziaria rispetto alla popolazione.
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# Un solo primato: Top immobiliare, ma…
Milano si aggiudica un solo primato, rispetto alle sue “gemelle”: Top score nell’indice di investimenti esteri nel comparto immobiliare.
La narrativa dominante, partendo da questo risultato, mostra una città in grado di sfruttare la crescita del settore per affrontare le proprie debolezze. Lo studio del Prof. Lucarelli, invece, smonta l’entusiasmo, domandandosi se non sia un po’ autoreferenziale.
Il modello Milano di sviluppo ha infatti un impatto sul mercato immobiliare, che ha prodotto rialzi dei prezzi delle case e dei canoni di locazione.
Il risultato? Oltre alla città, cresce il divario tra la qualità della vita degli abitanti dei vari quartieri.
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# Insostenibilità economica fuori dalla circonvallazione
Nello studio Lucarelli, Milano è stata suddivisa in 35 zone, dopodiché analizzato il campione di una famiglia monoreddito composta da 2 adulti, senza figli, in affitto in un bilocale.
La bellezza di 22 zone su 35 sono caratterizzate da una situazione di insostenibilità economica, di cui 18 molto seria. Questi ultimi riguardano tutti quartieri che si trovano oltre la circonvallazione.
La penalizzazione economica sta spingendo queste famiglie sempre più fuori Milano, tanto che il 49% della popolazione attiva lavorativa, vive fuori dal territorio cittadino.
I lavoratori si spostano nei comuni di fascia I e II, denotando il calo demografico di Milano a scapito dell’hinterland e gravando sulla mobilità inquinante.
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# Nel “modello Milano” nemmeno un accenno
Di queste precise contraddizioni, che sembrano rilevanti ai fini degli studi considerati, la narrazione del “modello Milano” non fa il benché minimo accenno.
Sul banco degli imputati il Piano di Governo del Territorio, o PGT, riconosciuto impreparato a fronteggiare la fuga verso i comuni di fascia I e II e, pertanto, “incapace di costruire un saldo, competitivo e coeso tessuto economico-sociale”.
La raccomandazione di Lucarelli e Fondazione Feltrinelli è quella di dare attuazione alle strategie già individuate dal PGT milanese, che è lo strumento principale per la pianificazione urbanistica a livello comunale.
Smettere di guardare solo ai pregi dell’internazionalizzazione di Milano e finlamente affrontare tutte le criticità che l’attuale modello di sviluppo sta creando. Guardare poi alla Grande Milano, senza circoscrivere lo sguardo ai soli confini comunali, perché sta diventando miopia confinata dentro i bastioni, relegando le periferie a concetti astratti.
Oppure il “modello Milano” continuerà a produrre “risultati diversi da quelli riconosciuti pubblicamente dall’amministrazione”
Fonte: Fondazione Feltrinelli
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LAURA LIONTI
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