Il Musée d’Orsay di Parigi si trova dentro una vecchia stazione ed è noto in tutto il mondo per essere la casa degli impressionisti.
E se una stazione di Milano diventasse la casa dei futuristi? Quale si potrebbe prendere?
Una STAZIONE come MUSEO: a Parigi la “casa degli impressionisti”. Quale prendere a Milano come “casa dei futuristi”?
# La storia della stazione di Orsay
La stazione di Orsay fu costruita per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Il progetto era stato affidato a Victor Laloux e l’obiettivo era creare una stazione ancora più grande e centrale della Gare d’Austerlitz.
Per il progetto fu scelto un terreno su cui in origine sorgevano la caserma di cavalleria e il Palazzo d’Orsay, prima sede della Corte dei Conti e poi del Consiglio di Stato, diventati ormai rovine dopo l’incendio nel 1871 durante la Comune di Parigi.
Il 14 luglio del 1900, dopo solo due anni di lavori, si tenne l’inaugurazione della stazione d’Orsay: un’enorme volta di metallo alta 32 metri disegnava lo scheletro della struttura, in stile moderno.
La Gare d’Orsay ricoprì la sua funzione di stazione dei treni in modo efficiente ma non per molto. In poco tempo divenne obsoleta rispetto alle altre stazioni e, alla fine degli anni Cinquanta, cadde in disuso e fu abbandonata.
E qui arriviamo alla decisione che cambierà la storia di Parigi: cosa fare di questa grande struttura di metallo?
# La vecchia stazione diventa uno dei musei più visitati al mondo
Tra le opzioni per questa struttura mastodontica e affascinante c’era anche la demolizione per costruire un albergo ma, fortunatamente, qualcuno si oppose.
Nel 1973 la direzione dei musei francesi lanciò l’idea: allestire un museo dedicato all’arte della seconda metà dell’Ottocento dentro la ex stazione.
A vincere questo dibattito fu il presidente della repubblica Valéry Giscard d’Estaing così, nel 1978, la stazione di Orsay fu iscritta nell’elenco dei monumenti storici e venne istituita una fondazione per avviare i lavori di realizzazione del museo.
Il progetto venne affidato allo studio ACT-Architecture, con l’ordine preciso di adattare solamente la struttura originale della stazione, senza stravolgerne le forme e l’immagine.
Il 1° dicembre del 1986 il presidente François Mitterrand inaugurava ufficialmente il Musée d’Orsay, e il 9 dicembre il nuovo istituto cominciava ad accogliere il pubblico.
Quando la stazione fu trasformata in museo, gli allestimenti furono progettati da Gae Aulenti, in collaborazione con Italo Rota, Piero Castiglioni e Richard Peduzzi.
Come spiegò Gae Aulenti: “Il principio era di proteggere il meglio possibile l’identità dell’edificio di Laloux senza rinunciare all’identità dell’edificio contemporaneo”.
Nessuno avrebbe mai immaginato che quella vecchia stazione sarebbe diventata uno dei musei più visitati al mondo.
# La casa degli impressionisti
Le raccolte del museo sono situate su tre piani e comprende più di 4.000 opere.
Sei sono i nuclei collezionistici fondamentali: pittura, scultura, oggetti d’arte, fotografia, grafica e architettura.
La collezione di pittura del Musée d’Orsay ha origine da quella del Musée de Luxembourg, istituito nel 1818 da re Luigi XVIII, con lo scopo di documentare la pittura degli artisti contemporanei, le cui opere venivano acquistate dai Salon.
Inizialmente, il Luxembourg ospitò quindi solo artisti che dipingevano secondo il gusto ufficiale.
Bisogna aspettare la fine dell’Ottocento per vedere opere di artisti più innovativi come Édouard Manet, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Courbet, Millet e molti altri.
Il Musée d’Orsay di Parigi viene oggi considerato la casa degli impressionisti.
E se creassimo la casa dei futuristi in una stazione di Milano?
# Una stazione di Milano trasformata nella casa dei futuristi?
Inutile dire che trasformare la stazione Centrale in un museo sarebbe un sogno: i soffitti alti, le vetrate, gli spazzi ampi. Probabilmente verrebbe però una copia italiana del museo d’Orsay e noi non vogliamo essere una copia, vogliamo fare di più.
Se il museo di Parigi viene considerato la casa degli impressionisti, noi potremmo avere quella dei futuristi.
E quale stazione si presta meglio del passante di Porta Venezia?
Una volta entrati sembra di essere all’interno di una sorta di tunnel per il futuro, quasi come fosse un’astronave.
Si potrebbe creare un museo lungo il grande corridoio con le opere di Boccioni, Balla e molti altri, con i colori sgargianti e le figure enigmatiche.
Il futurismo nasce come un movimento di rottura, uno schiaffo alle inerzie della società.
E Milano, per rappresentare questo concetto, sembra proprio perfetta.
Continua la lettura con: Il MUSEO delle RELAZIONI FINITE
ARIANNA BOTTINI
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