Da molti anni tutte le città italiane hanno visto le barriere antiterrorismo, i new jersey, entrare a far parte dell’arredo urbano. Nati come risposta ad un’emergenza, ormai sono diventati degli elementi strutturali per molte città. Quasi sempre hanno un aspetto ben poco elegante che poco si addice al contesto in cui sono posizionati. Ma ci sono soluzioni per migliorarli, eccone una.
Un’idea per MILANO: una seconda pelle per i JERSEY antiterrorismo
# Risposta ad un’emergenza
Eravamo abituati ad osservarli a bordo carreggiata, oppure in occasione di qualche lavoro di manutenzione. Da qualche anno, però, sono diventati parte integrante ed irrinunciabile dell’arredo urbano delle nostre città, con lo scopo di evitare l’intrusione con veicoli in aree cittadine, soprattutto centrali, con grandi flussi pedonali.
Proprio per il loro impiego classico, non c’era mai stato motivo per pensare di come migliorarne l’aspetto rispetto al cemento grezzo con cui vengono prodotti. Ma la nuova collocazione nei nostri centri città impone nuove soluzioni.
# Migliorare non solo l’aspetto estetico, ma anche quello funzionale
Le uniche soluzioni implementate finora sono indirizzate ad abbellire l’estetica, per lo più dipingendo i blocchi di cemento grigio, ma mantenendo e strutture elementi non integrati nel contesto urbano.
Così nasce l’idea dell’architetto Giulia Del Grande e dello studio 3Direct che hanno pensato di realizzare un vestito per queste barriere di cemento che andasse a migliorarne l’estetica, ma anche la funzionalità. Questa seconda pelle trasforma i new jersey in oggetti d’arredo urbano più piacevoli e che diventano parte della vita quotidiana dei cittadini che possono utilizzarli come panchine.
La soluzione installata a Lucca si basa anche sul concetto di eco-sostenibilità, essendo prodotto a partire da TetraPak riciclato, polietilene ed alluminio.
Che possa questo ispirare la nostra amministrazione a rendere i Jersey più belli e funzionali anche a Milano?
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ALESSANDRO VIDALI
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