L’urbanistica tattica o urbanismo tattico, consiste nel ridisegnare in maniera leggera e non definitiva dei “non luoghi”, per vivacizzarli riducendo degrado e problemi di sicurezza. Questo modello di intervento sperimentato nella città di New York dalla Bloomberg Associates, su iniziativa voluta dall’allora ex commissario del Dipartimento dei trasporti della metropoli americana e oggi responsabile dei trasporti dell’associazione, Janette Sadik-Khan, è approdato a Milano nel 2018. Vediamo i progetti di trasformazione che hanno avuto luogo in questi anni, cosa funziona e cosa meno.
URBANISMO TATTICO a Milano: i pro e i contro della moda importata da New York
# Le principali conseguenze di questi interventi
L’urbanismo tattico interviene prevalentemente per trasformare in piccole piazze quelle che prima erano slarghi o luoghi senza una precisa identità. L’effetto principale è divieto di transito e sosta alle auto, il secondo invece è la trasformazione in area pedonale e quindi piazza ad uso esclusivo di chi si muove a piedi. Le azioni “leggere” che vengono messe in campo consistono nel:
- delimitare l’area con alberi in vaso;
- dipingere la pavimentazione con diverse colorazioni;
- inserire panchine e arredi quali tavoli da ping pong per favorire l’utilizzo del luogo e la socializzazione in generale.
Questo modello di intervento è stato sperimentato nella città di New York dalla Bloomberg Associates, su iniziativa voluta dall’allora ex commissario del Dipartimento dei trasporti della metropoli americana e oggi responsabile dei trasporti dell’associazione, Janette Sadik-Khan. A Milano è approdato a nel 2018 con il programma “Piazze aperte” portato avanti da Palazzo Marino e Amat propio in collaborazione con Bloomberg Associates e Global Designing Cities Initiative.
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# Luci e ombre di una modalità di azione che divide i milanesi
Questa modalità di azione non mette d’accordo tutti i milanesi e infatti presenta sia luci che ombre.
LUCI
#1 Minima spesa, massima resa
Il primo elemento positivo è sicuramente il ridotto impiego di risorse economiche, dato che con l’utilizzo di vernici, panchine amovibili e vasi, si trasforma la percezione di un luogo adibito a transito e parcheggio auto in una piazza vivibile dai pedoni. Inoltre i progetti sono attivati su iniziativa dei delegati di Bloomberg che stanno supportando il Comune di Milano a costo zero per le attività dell’amministrazione locale.
#2 Stimolo ai rapporti sociali tra le persone
Uno spazio all’aperto in cui sedersi e poter parlare, giocare a carte o a ping pong favorisce i rapporti sociali e rinforza la vita di tutta la comunità che abita nel quartiere.
#3 Valutazione dell’impatto dell’iniziativa per decidere su l’eventual trasformazione definitiva
Il terzo aspetto posivito di questo approccio urbanistico leggero è quello di permettere di valutarne l’impatto nel contesto del quartiere e la risposta dei cittadini. In questo modo si può in seguito decidere se studiare una progettazione definitiva della piazza oppure se tornare indietro all’assetto precedente.
OMBRE
#1 Riduzione dei posti auto e incremento degli ingorghi
La prima conseguenza negativa che si ha con l’intervento di urbanismo tattico, come visto in precedenza, è l’eliminazione dei posti auto e l’incremento degli ingorghi. Il caso più eclatante si è verificato in Porta Genova con un pesante impatto sugli automobilisti con la rimozione di posteggi, non reintrodotti in zone limitrofe, e l’aumento della congestione dei veicoli a motore a causa di percorsi obbligati e della chiusura di aree adibite prima al traffico.
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#2 Attività commerciali danneggiate economicamente
Tra le proteste che si sono levate al termine di questi interventi anche quelle dei commercianti che vedendo la riduzione del transito e della sosta delle auto in prossimità delle loro attività sono preoccupate dal calo del passaggio dei clienti e quindi degli incassi, dato che sono in prevalenze aree periferiche e o lontane da percorsi pedonali ad alto scorrimento ad essere coinvolte nella trasformazione.
#3 Alta probabilità che il provvisorio rimanga definitivo
Chi ha valutato negativamente l’intervento ha anche un’altra paura, ma ma anche di chi l’ha valutato positivamente, è che le piazze rimangano per anni così: carine per una soluzione di breve durata, ma caratterizzata da un impatto estetico-funzionale a livello urbanistico davvero povero se dovessero rimanere tali. In diverse situazioni infatti il Comune di Milano ha stanziato i fondi per mantenere le “nuove piazze” nate da una trasformazione soft senza progetti definitivi di riqualificazione.
# Gli interventi fatti e quelli in programma
Tra le prime trasformazioni effettuate a partire dal 2018 troviamo: la nuova piazza nel quartiere Dergano, Piazza Angilberto II, il piazzale di Porta Genova e l’area tra le vie Venini e Nolo.
Dopo la prima piazza a Dergano ne sono seguite altre 38, tra cui Piazza Bacone, Piazza Sicilia, Piazzale Tripoli e Piazza Tito Minniti e presto ne arriveranno di nuove. Con gli ultimi interventi realizzati sono 42 in totale per oltre 28mila mq. Uno degli ultimi in ordine di tempo è quello di via Sacchini, su cui affaccia l’Istituto Comprensivo Quintino di Vona-Tito Speri, resa pedonale tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 e che tale rimarrà fino al 31 dicembre 2024, prima dell’eventuale progetto di trasformazione definitiva.
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# Le piazza trasformate in modo definitivo
Come detto prima l’urbanismo tattico dovrebbe essere solo una fase di passaggio per poi arrivare a una trasformazione definitiva con pedonalizzazione dell’area, utilizzo di pietra per la pavimentazione, sedute, aiuole, alberature e zone di relax e gioco. Tra le piazze che hanno seguito questa strada ci sono quella di Dergano e Piazza Angiberto II, quest’ultima con una riqualificazione che ha coinvolto tutte le vie dell’incrocio, Piazza San Luigi tra la fermata di Brenta e Lodi M3 con un nuovo sagrato della chiesa, Piazza Belloveso e Piazza Lavater.
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FABIO MARCOMIN
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