Uno dei numeri, che nasce magico fin da quando il genere umano ha lasciato tracce di pensiero evoluto, è legato a doppio filo alla città eterna. Questo numero è il SETTE, che ricorre a Roma con una frequenza inquietante.
7 curiosità che rendono il SETTE il numero magico di ROMA
Le superstizioni più sono particolari e più eccitano la fantasia degli esseri umani. Il numero sette è un vero oggetto di culto, ammantato di una magia ineguagliabile. In alcune culture antiche indica la completezza, o addirittura la perfezione. Gli egizi associavano il sette alla vita stessa e i pitagorici definiscono il sette “anima mundi”, descrivendolo come veicolo di vita. Nel corso della storia poche civiltà hanno resistito al fascino di questo numero magico e non può fare eccezione quella che ha creato la magia di Roma.
Quanto c’entra la coincidenza e quanto il fato? Settes giò e vediamolo insieme.
#1 I simboli utilizzati per indicare i numeri romani
I numeri romani sono lettere sequenziate in un ordine specifico per rappresentare i numeri, i quali si ottengono sommando o sottraendo i valori scritti a gruppi di simboli. Normalmente non si mettono insieme più di tre numeri uguali e, per fortuna, a noi italiani non si deve spiegare come funzionano queste combinazioni.
Quanti sono i simboli usati dai romani per scrivere i numeri? Sono proprio SETTE: I, V, X, L, C, D, M
Il numero sette ricorre nella storia dell’antica Roma, anche sui suoi monumenti.
Sette erano i colossi, gigantesche statue dedicate agli Dèi, che Plinio paragona alle torri alte fin quasi a toccare il cielo. Sette le divinità planetarie come sette il numero dei pianeti conosciuti all’epoca: Saturno, Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove e Venere che hanno poi dato il nome ai sette giorni della settimana. Un’intrigante ipotesi colloca le divinità planetarie nel Septizodium, una monumentale costruzione voluta dall’imperatore Settimio Severo, purtroppo perduta. Sette le meraviglie di Roma decantate nel “Laterculus” da Polemio Silvio. Infine, volutamente sette le lucerne dell’arco di Tito, eretto sui fori imperiali dopo la cattura di Gerusalemme e che rappresentano una Menorah ebraica.
#2 I sette colli
I colli sono alti circa 50 metri, il Campidoglio (Capitolium) soltanto 41 metri s.l.m. ma secondo alcune ipotesi, i romani li chiamavano proprio monti. hissà se i fondatori erano consci di trovarsi in un luogo capace di attrarre la magia per tutti i millenni successivi, fatto sta che cedono alla tentazione di dedicare la nascita della città di Roma appropriandosi del magico numero grazie ai colli. Il nome potrebbe provenire da una festa celebrata dai primi insediamenti proto-urbani, chiamata Septimontium, che, secondo le tesi più accreditate, potrebbe derivare da Septem Montes, sette monti, oppure da Saepti Montes, ovvero monti divisi.
I sette colli, infatti, non sono del tutto uniti tra loro, ma si snodano a Est come se fossero tre lunghe dita di una mano e conferiscono a Roma il suo primo legame con la magia che poi verrà. Anche Costantinopoli, poi capitale dell’Impero Romano d’Oriente, sorge su sette colli e non sembra essere un caso.
#3 I sette Re di Roma
L’età monarchica dell’antica Roma dura ben 244 anni e, calcolando l’aspettativa di vita media del tempo, sette Re possono sembrare un arrotondamento al ribasso. Quando il destino di Roma è stato chiaro, però, laddove il 7 non ricade in maniera naturale, viene adottato in modo ossessivo.
Il primo è stato Romolo, che è anche il più facile da ricordare. Fonda la città sulle rive del Tevere salendo verso il Palatino dopo aver tracciato il pomerio sacro, il limite invalicabile. Gli succede Numa Pompilio, il Re sacerdote, che fa prosperare Roma pacificamente. Durante il regno di Numa Pompilio viene stabilito il calendario suddiviso in 12 mesi. Viene poi il turno di Tullio Ostilio, un vero guerrafondaio, talmente crudele anche con gli dèi che pare sia stato bruciato da un fulmine insieme a tutta la sua casa. Dopo di lui Anco Marzio, un Re mercante. Fondatore di Ostia e artefice del benessere di Roma attraverso le vie commerciali. La scia si conclude con la dinastia Tarquinia, probabilmente di origine etrusca, di Tarquinio Prisco, Servo Tullio e Tarquinio il Superbo. Si deve a questa dinastia la nascita del Circo Massimo e della Cloaca Massima, così come dei primi giochi pubblici, l’ampliamento del pomerio sacro e le mura serviane.
#4 Il destino affidato a sette reliquie
Sette sono le reliquie portate a Roma e che diventano pignora imperii, veri e propri talismani a cui è stato affidato il buon destino di Roma. Secondo la narrazione, infatti, questi sette oggetti sacri proteggevano la Roma repubblicana e poi l’Impero, a patto che siano stati custoditi con perizia e onorati con disciplina. È una storia poco raccontata ma è una superstizione a cui gli antichi romani credevano così tanto da renderla reale. Ecco gli oggetti:
i) L’ago di Cibele, una pietra nera piovuta dal celo e associata alla divinità di Cibele, dea della Frigia, portata nel 204 a.C. dalla Grecia sul Palatino ed esposta nel Tempio della Vittoria;
ii) La Quadriga fittile dei Vejenti, un manufatto in terracotta commissionato da Tarquinio il Superbo per ornare il Tempio di Giove Capitolino;
iii) Le ceneri di Oreste, prelevate dai romani per trasferire l’invincibilità alla città di Roma. Oreste infatti era destinatario dell’oracolo di Delfi;
iv) Lo scettro di Priamo, Re di Troia. Probabilmente affidato ai latini a nome di Enea, conservato sul colle Palatino;
v) Il Velo di Ilione, primogenita di Priamo, probabilmente giunto a Roma grazie ai profughi della guerra di Troia, è l’abito che la bella Elena ricevette dalla madre Leda;
vi) Il Palladio, un simulacro di Minerva caduto dal cielo. Portato da Enea e custodito dalle vestali, SETTE vergini incaricate di tenerne sempre accesa la fiamma, per proteggere con il suo fuoco sacro, la città custode;
vii) Gli Ancila, o scudi sacri di Roma. Un altro regalo piovuto dal cielo, uno scudo a forma di infinito (o a forma di otto?) ed è il dono di Marte a Numa Pompilio. Il settimo talismano ha la forma del simbolo dell’infinito. La leggenda di Roma può iniziare.
#5 Scorpacciata di sette per il Giro delle 7 chiese
Ricordate tutta la tabellina del sette? Conviene iniziare a ripassarla se si parla del Giro delle Sette Chiese. Si tratta di un percorso di devozione che nella storia ha subito numerose trasformazioni, tutte all’insegna del 7. La versione del pellegrinaggio, codificata da San Filippo Neri nel ‘500, prescrive un pellegrinaggio verso le basiliche papali, prevedendo che «durante il cammino fossero recitati i sette salmi penitenziali per invocare il perdono per i sette peccati capitali e per chiedere le sette virtù, meditando sulle sette effusioni di sangue di Gesù, sulle sue sette parole dette in croce, sui sette doni dello Spirito Santo (sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timore di Dio), sui sette sacramenti e sulle sette opere di misericordia»
Da cornice alla numerologia applicata alla diocesi romana, non può mancare la Chiesa di Santa Maria dei Sette Dolori, progettata dal Borromini, oppure la chiesa di S. Maria degli Angeli, dedicata al culto da Antonio del Duca dopo la visione di sette angeli, con l’imposizione di portarne il culto alla città di Roma.
#6 Le cariche pubbliche nell’antica Roma
Quando a Roma la religione ufficiale non era il Cristianesimo, le autorità romane davano molta importanza alle feste religiose, a cui tutti i cittadini potevano partecipare gratuitamente. Il collegio che si occupava dell’organizzazione dei banchetti e delle feste era quello dei Septemviri Epulones (i sette uomini degli epuloni, dei banchetti) e, dalla loro istituzione, i giochi e le feste sono state organizzate in modo sempre più grandioso.
Nascono a Roma, sotto l’Imperatore Augusto, i corpi dei vigili del fuoco, come pronta risposta ad una piaga che ha tenuto sotto scacco la città: gli incendi.
Augusto suddivise la città in 7+7=14 regioni e ad ognuna venne assegnata una Cohorte Vigilum, costituita da sette centurie, ognuna con un centinaio di Vigiles.
Gli antenati dei pompieri avevano già a disposizione attrezzi come corde, asce, scale e pompe a sifone. Il trasporto organizzato su un carro trainato a cavallo, con sopra una botte piena di acqua pronta per essere utilizzata contro gli incendi. A loro spettava anche il compito di vigilare le strade nelle ore notturne e tenerle pulite, il che li rende antenati anche dei Vigiles Urbani.
#7 Appena fuori le mura di Roma
La lunga e appassionante storia che lega Roma e il sette, è come un fiume in piena che nasce nel centro storico e porta il 7 fuori dai confini dell’Urbe. Ci sono località alle porte di Roma: come Settebagni sulla Via Salaria, oppure Settecamini e Sette Ville sulla Via Tiburtina, Sette Vene sulla Via Cassia, Settebassi presso Cinecittà e Sette Frati presso Prima Porta, che probabilmente prende il nome dalla storpiatura di una chiesa dedicata a sette fratelli, figli di una matrona romana, ricordati anche in un borgo medievale nei pressi di Frosinone, Settefrati.
Nel 2021 è uscito uno studio accurato sul gradimento e accesso ai servizi che la PA offre ai cittadini romani. Lo studio conclude che, per i livelli disomogenei riscontrati, ci sono 7 Rome all’interno della stessa città, pertanto il sette continua ad accompagnare Roma, nella buona come nella cattiva sorte.
A noi di Milano gli antichi Romani hanno dedicato amorevolmente il numero sette. Partendo dall’osservazione del cielo, per individuare il Nord, prendevano il riferimento delle sette stelle del Carro Maggiore, in latino septem triones, da cui il Settentrione.
Anche se è impossibile scindere dove il sette è portato dal destino e dalla magia, o dove è stato utilizzato come una forzatura, se i risultati sono quelli che abbiamo tutti sotto gli occhi, lo accettiamo. Evviva il 7.
Continua la lettura con: “Fare il GIRO delle SETTE CHIESE”: da dove nasce questo modo di dire
LAURA LIONTI
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