Con le api, le olive e l’uva il Colosseo diventa polmone verde della biodiversità
Nel cuore del PARCO ARCHEOLOGICO del COLOSSEO non ci saranno più solo ruderi antichi ma un vero e proprio polmone verde che un progetto agricolo amico della biodiversità sta valorizzando con la produzione di miele, olio e vino, prodotti antichi almeno quanto il Colosseo.
A Roma l’OLIO, il MIELE e il VINO si producono al COLOSSEO
Sono ancora in pochi a saperlo ma al Parco Archeologico del Colosseo, lo scorso 14 marzo, in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio, è stato presentato al pubblico il Parco Green, una iniziativa nata con l’intento di valorizzare la grande area verde che comprende il Foro Romano ed il Palatino e si estende per più di 40 ettari nel cuore della città e che ha dato vita a un progetto agricolo.
L’agricoltura, di cui una importante parte è rappresentata dalla coltivazione dell’olivo e della vite, era considerata l’attività moralmente più degna del cittadino romano, espressione dei valori dei padri e della prosperità della nazione. Le fonti antiche, tra cui l’enciclopedica Naturalis historia di Plinio il Vecchio, tramandano la presenza, nella piazza del Foro Romano, di tre piante, simbolo della cultura romana: Ficus, Olea et Vitis, e tuttora, piante delle stesse specie, vengono mantenute a memoria di quelle antiche, nello stesso luogo.
#Un’isola di biodiversità
Il Parco Archeologico del Colosseo, dove il progetto agricolo è partito, ora non rappresenta più solo un’area inestimabile sotto il profilo archeologico e paesaggistico, ma anche una vera e propsia isola di biodiversità. Un parco naturale in cui la vegetazione spontanea, tipica dell’area mediterranea, convive con i grandi alberi piantati negli ultimi secoli allo scopo di far rivivere lo spirito dei giardini imperiali e dei rinascimentali Horti Farnesiani che, in fasi successive, hanno abbellito l’antico colle. Per questo, da qualche anno, nel Parco è iniziata un’intensa attività di tutela e valorizzazione del verde e l’attivazione di produzioni agricole.
#Il miele del Palatino con Grabees
Con il progetto GRABees – sono state posizionate lungo il percorso sul versante meridionale del Colle Palatino all’interno del Parco, le arnie da cui è stato possibile ricavare il miele Ambrosia del Palatino. Le arnie sono state posizionate ai piedi delle capanne romulee, dove ha inizio la storia arcaica di Roma, in uno dei punti più tranquilli e più suggestivi del Parco ricchissimo di vegetazione mediterranea. Questo ha facilitato l’ambientamento delle api e la riuscita del progetto tanto che è stato possibile avere una produzione di buona quantità e di notevole pregio. Quello prodotto sul Palatino è un miele millefiori con essenze di mirto e trifoglio.
# L’olio del Parco
Nel Parco archeologico del Colosseo sono presenti 189 alberi di olivo, di epoche di impianto varie, dai centenari esemplari vicino l’arco di Tito, a quelli di recente piantagione, perfettamente inseriti in un paesaggio in cui gli olivi hanno fatto parte fin dall’antichità. Un recupero virtuoso di quelle piante ha portato alla produzione dell’olio del Palatino, Extra Vergine di Oliva [EVO]. Oggi le olive vengono raccolte grazie alla collaborazione avviata con Coldiretti Lazio, che si preoccupa anche della potatura degli alberi e poi della spremitura per produrre l’olio del parco.
# Il vino nella Vigna Barberini
L’ultimo tassello di questa operazione è il vino, con il vigneto che a breve sorgerà nell’area della Vigna Barberini, in collaborazione con l’azienda vitivinicola Cincinnato di Cori. Il vitigno scelto è il bellone, storicamente legato alla tradizione laziale. Già Plinio il Vecchio lo cita come vino apprezzato dai romani. A Cori, l’azienda è in attività dal 1947. Le prime bottiglie di una piccolissima produzione saranno pronte tra tre anni. Nel frattempo la Vigna Barberini, che ora accoglie anche diversi alberi da frutto storici, tra cui il fico ruminale, il pero e gli agrumi in arrivo dagli Horti Farnesiani, si candida a diventare un’area di divulgazione importante per indagare sulla storia della viticoltura.
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FRANCESCA SPINOLA
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