Non è una novità. L’idea di spostare la Capitale d’Italia da Roma. C’è chi la vorrebbe a Milano, che è già capitale economica. Questo, a detta di alcuni, migliorerebbe le prestazioni dell’apparato politico e amministrativo del nostro Paese. Ma cosa succederebbe se Roma non fosse più Capitale d’Italia? Cosa accadrebbe a Roma? E quale sarebbe la migliore candidata per questo ruolo?
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I vantaggi per Roma a non essere più capitale. E quale mettere al suo posto
# I molti vantaggi per Roma libera dalla burocrazia della Capitale
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Se non fosse più la capitale, ci sarebbero diversi vantaggi per Roma:
- Primo tra tutti, Roma sarebbe sollevata dal pesante e tipico viavai di politici, ministri e funzionari che, in un modo o nell’altro, la soffocano e, in parte, la rendono invivibile.
- C’è poi da considerare che per il solo fatto che Roma è Capitale, essa attira su di sé moltissime aspettative che non sempre riesce a soddisfare, cosa che, la maggior parte delle volte, crea sfiducia e depressione nei cittadini.
- Infine, essendo il centro politico e amministrativo del Paese, attira anche migliaia di interessi convergenti tra cui, ovviamente, anche quelli criminali. Interessi che in gran parte rinforzano quella sovrastruttura che toglie spazio e aria ad altre forme di intraprendenza.
Dunque è evidente che se non fosse più Capitale, Roma si toglierebbe moltissimi pesi dalle spalle. Ma è effettivamente realizzabile questa operazione? Se sì, come?
# Dove mettere la nuova Capitale? La migliore soluzione è crearne una nuova
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Spostare la Capitale di un Paese da una città a un’altra è una cosa che è già stata fatta in altre parti del mondo. L’esempio più intuitivo è forse quello di Brasilia, quando in Brasile fu costruita una città ex novo solo per piazzarci la Capitale. Cittadine che di fatto sono nate o vivono esclusivamente per svolgere i compiti da capitale sono numerose: Canberra in Australia, Ottawa in Canada, per non parlare dei numerosi stati degli USA che hanno come centro località marginali. E se si pensasse a qualcosa del genere anche in Italia? Creare una città che ospiti i palazzi del potere, e quindi Parlamento, Senato e Ministeri, magari un quartiere residenziale, qualche hotel per le visite di Stato, un palazzo sede del Presidente della Repubblica… perché no? Finalmente un luogo concepito esclusivamente per essere funzionale alla politica. Sicuramente andrebbe costruita in una zona centrale della penisola, così da non spostare l’equilibrio politico e sociale del nostro Paese. Probabilmente le zone migliori sarebbero:
- o nell’entroterra tra Lazio e Abruzzo, tipici luoghi di pace in cui far rinfrescare la mente (cosa che decisamente servirebbe a molti dei nostri politici);
- oppure sulle coste laziali, in prossimità del mare, anche se qua sarebbe difficile trovare un luogo spazioso e funzionale, considerando il grande assembramento di cittadine costiere.
Insomma, creare una città totalmente nuova sarebbe sicuramente un’idea migliore piuttosto che spostare nuovamente la Capitale, magari a Milano, Torino o Firenze, città che con i palazzi di potere rischierebbero una congestione simile se non peggiore a quella romana. Ma se riuscissimo a realizzare questo progetto, che ne sarebbe effettivamente di Roma? Come la prenderebbero i romani?
# Roma non più Capitale: città declassata o città libera di sviluppare al meglio le sue potenzialità?
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Se un piano visionario come questo dovesse trovare una sua realizzazione, gli stravolgimenti sarebbero di enorme portata. I romani probabilmente si dividerebbero tra coloro a cui non interesserebbe un cambio simile, quelli che si sentirebbero sollevati e gli orgogliosi che, invece, non vorrebbero perdere tale status. Sicuramente Roma perderebbe gran parte del peso politico che adesso ricopre ma, come abbiamo visto in precedenza, potrebbe non essere un male. La città si ritroverebbe più agile, con la possibilità di elevare la qualità della vita dei cittadini. Non solo: una volta libera delle “catene” della politica e della relativa sovrastruttura, Roma sarebbe libera di rinascere puntando sui suoi indiscutibili punti di forza da valorizzare, in primis turismo, cultura, creatività e, con essi, la nostra più genuina identità. D’altra parte, Roma non potrebbe mai perdere il primato storico e culturale che le appartiene. Tuttavia sarebbe interessante vedere come reagirebbero realmente i romani e gli italiani tutti di fronte a una proposta simile. Che questo stravolgimento possa portare tra i cittadini una ventata di aria fresca e innescare un atteggiamento più aperto al cambiamento?
Continua la lettura con: Le due ombre sulla Linea D, la nuova metro all’orizzonte di Roma: come rimediare?
RAFFAELE PERGOLIZZI
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