Il litorale romano è sottovalutato e poco valorizzato. Questo non solo dispiace da un punto di vista affettivo, ma è un vero e proprio disastro per l’economia e il benessere di tutta l’area. Come si può accettare che Roma trascuri così una delle sue grandi unicità tra le grandi capitali europee, la vicinanza con il mar Mediterraneo? Come si può, dunque, trovare una soluzione per il Buco Nero del litorale romano?
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Il Buco Nero del litorale romano: le tre soluzioni per riportare la luce
# La mafia ha preso in ostaggio il nostro mare
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È notizia di pochi giorni fa il blitz della DIA nelle zone tra Anzio e Nettuno che si è concluso con la confisca di diverse ville e beni di proprietà della ‘ndrangheta. Non meno frequenti sono episodi simili nelle zone di Ostia, territorio litoraneo di competenza del Municipio X del Comune di Roma. La presenza malavitosa si rileva anche nei cantieri abbandonati, nelle strutture abusive che abbruttiscono il panorama litoraneo e in un clima di costante, quasi asfissiante, apprensione per la sicurezza propria e altrui. Ciò danneggia anche il potenziale impatto turistico: ma davvero è tutto da buttare?
# Alcuni buoni motivi per liberare le nostre spiagge
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Le spiagge e il mare romano hanno moltissimo da offrire, fosse solo per la vicinanza con la città stessa che permetterebbe, volendo, di visitare la città e farsi il bagno al mare nell’arco di una giornata. Cosa che nessuna grande capitale europea può offrire. Non solo: queste spiagge attirano anche molti appassionati di surf che, qui, trovano condizioni tra le poche in Italia per vivere la propria passione. E poi c’è anche un fatto storico: sulla costa laziale in prossimità di Roma, si sono svolte alcune tra le più sanguinose battaglie della Seconda Guerra Mondiale, e i relativi siti storici sono un’ulteriore elemento attrattivo di questa zona. È dunque un evidente peccato permettere che tutto questo sia vanificato dalla presenza mafiosa: ma come possiamo combatterla?
# Le tre proposte per eliminare la mafia dalle spiagge di Roma
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Gli strumenti per combattere il cancro mafioso e conseguentemente ribaltare l’opinione sulle nostre spiagge potrebbero essere questi:
- Bisognerebbe rendere più veloci e agili le operazioni di investigazione, con norme straordinarie che consentano di confiscare quanto più terreno possibile e affidarlo a nuove imprese, possibilmente italiane o romane, che attraverso un rigido sistema di anticorruzione riesca a rivitalizzarle
- Essendo un problema molto diffuso anche nei comuni vicino a Roma, bisognerebbe pensare all’istituzione di una commissione regionale antimafia, che riesca a studiare i singoli casi e capillarizzare il lavoro di polizia e magistratura oltre i confini amministrativi delle singole città. I soli servizi anticorruzione non bastano.
- Infine, considerando che il morbo mafioso si contrasta anche con la cultura, servirebbe la creazione di una commissione comunale che si occupi solo del contrasto alle mafie, sotto tutti gli aspetti necessari. È anzi scandaloso che ancora non ce ne sia una.
Se si risolvesse il problema liberando il litorale romano da questo giogo, Roma avrebbe l’opportunità di differenziarsi e di primeggiare rispetto alle altre grandi capitali europee valorizzando il proprio litorale, mettendolo al centro della sua comunicazione internazionale e, perché no, competere con le grandi spiagge in giro per Europa e per il mondo. Non cogliere questa occasione è da stolti. Combattere il Buco Nero fatto di menzogne, criminalità e collusioni è un dovere.
Continua la lettura con: Roma dichiara guerra a traffico e auto in doppia fila: ma la direzione è giusta?
RAFFAELE PERGOLIZZI
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