Tra i disservizi dell’AMA, gabbiani e cinghiali che si cibano della spazzatura e qualche cassonetto che ogni tanto prende fuoco, Roma sembra ostaggio della propria immondizia. Il progetto del termovalorizzatore sarebbe servito a risolvere questa grana? Se sì, perché non è mai stato realizzato?
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Il termovalorizzatore in «stile Copenaghen» a Roma è sparito nel nulla
# Il progetto: sullo stile di Copenaghen

Nel 2022, durante un consiglio comunale straordinario, Roberto Gualtieri annuncia che si sta preparando la realizzazione di un termovalorizzatore per risolvere i problemi di Roma legati ai rifiuti. L’impianto si sarebbe dovuto realizzare nella zona di Santa Palomba e doveva essere simile a quello realizzato a Copenaghen, ovvero tecnologicamente all’avanguardia, con emissioni ridotte, sistemi di cattura della CO2, teleriscaldamento e recupero delle ceneri per materiali edilizi. L’operatività dell’impianto era prevista per il 2026. Ma ad oggi, marzo 2025, non sono neanche iniziati i cantieri.
# Situazione attuale? Tutto fermo

Che cosa è successo al progetto? Ci sono stati diversi ritardi procedurali e burocratici, dovuti alla richiesta di perfezionamento del piano con oltre 600 osservazioni e l’intervento della Valutazione Ambientale Strategica. Ma a queste dinamiche, si devono aggiungere l’opposizione politica, guidata principalmente dal Movimento 5 Stelle, e sociale. Quest’ultima riguarda problemi logistici e infrastrutturali, segnalati dall’amministrazione regionale e che porta all’attenzione della giunta capitolina il rischio del congestionamento del traffico dovuto alla futura massiccia presenza di camion dei rifiuti nella zona. Oltretutto, si deve anche dire che le previsioni fatte sottostimavano i tempi di realizzazione di un termovalorizzatore: costruirne uno moderno richiede dai 4 ai 10 anni in contesti europei, mentre Gualtieri pretendeva di concludere tutto entro 4 anni (dal 2022 al 2026).
# La soluzione per i rifiuti romani, ecologica ed energetica: più impianti più piccoli disseminati per Roma

Le mancanze sono evidenti, eppure sarebbe fondamentale superarle e risolverle, lanciare un appello politico affinché questa diventi una proposta trasversale, per la quale ci si impegni a prescindere dal colore politico di chi guida la giunta capitolina. Se il progetto non può essere realizzato perché troppo impegnativo logisticamente, si potrebbe pensare ad una soluzione differente, magari alla creazione di più impianti di minore dimensione, che coprano grandi zone della Capitale senza la pretesa di centralizzare lo smaltimento in un solo punto. Dividendo la città in 4 fette in base ai punti cardinali, se ne potrebbero realizzare rispettivamente 4 nelle zone periferiche di riferimento.
È necessario fare questo perché quello dei rifiuti è un problema reale per cui serve una soluzione concreta e adatta alle necessità attuali. Così facendo si può imparare a trasformare i nostri problemi in occasioni che ci proiettino in un futuro energeticamente indipendente ed ecologicamente sostenibile.
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RAFFAELE PERGOLIZZI
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