G.R.A. è l’acronimo utilizzato per il Grande Raccordo Anulare di Roma. Un nome pomposo che non ha eguali al mondo per descrivere il sistema di autostrade di circonvallazione della capitale. Ha l’aspetto di una strada, è trafficata come una strada, è segnalata sulle mappe come una strada. Ma in realtà di grande c’è la burla all’origine del nome.
La GRANDE BURLA: l’origine del nome del GRANDE RACCORDO ANULARE di Roma
# L’unicum della “Circonvallazione romana”
Le dimensioni del Raccordo Anulare, o la mole di traffico, rendono questa strada unica in Italia.
172mila veicoli percorrono quotidianamente il G.R.A., pari a 62 milioni all’anno, un po’ come dire che più di ogni singolo italiano passa per i 68 km di asfalto che circondano Roma.
Il diametro dell’anello cittadino, che raccorda le strade consolari antiche, è di circa 21 km, oltre il casello di Melegnano per Milano, giusto per rendere l’idea.
Il percorso nasce nel 1948 con decreto approvato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che sancisce l’inizio realizzazione della “Nuova Strada di Circonvallazione di Roma”, nome che non è mai più stato utilizzato. Al suo posto un nome enfatico, pomposo, noto in tutta Italia. Il GRA, il Grande Raccordo Anulare. Ma perchè si chiama così?
# La Grande Burla del GRA
Sarà che Roma è unica di per sé, fatto sta che il termine di “Circonvalla” viene lasciato a Milano, mentre per una delle strade più importanti della Capitale è stato scelto un altro nome.
Come tutti sanno la circonvallazione di Roma si chiama GRA (senza puntini). Qual è l’origine? Anche se ufficialmente è un acronimo, il termine proviene dal cognome del progettista che l’ha concepita per primo: l’Ingegner Eugenio Gra.
Già Gra. Un progettista dal grande ego. Poiché la legge italiana vieta di intitolare le strade e le vie alle personalità ancora in vita, o decedute da meno di 10 anni, si è studiato un nome, Grande Raccordo Anulare, studiato appositamente per celare dietro un acronimo fittizio, l’omaggio a Eugenio Gra.
# L’autentico GRA
L’ing. Gra, nato nel 1886, nella sua vita ricoprì due cariche istituzionali pesanti: Direttore di ANAS e Capo di Gabinetto al Ministero dei Lavori Pubblici.
Non ancora a capo di questi uffici, Gra prese parte al progetto del 1948 della Nuova Circonvallazione di Roma, nonché alla successiva realizzazione tra Appia e Aurelia, inaugurata nel 1951.
Circonvallazione era un termine poco consono per i romani che amano le abbreviazioni. Infatti, fin dai “primi passi” di quest’opera, è diventata consuetudine chiamare la gigantesca arteria come “Il Gra”.
# Una carezza d’asfalto per rispettare i confini dei quartieri romani
L’anello stradale esterno, a parte brevi tratti, negli anni ’50 e successive fasi di avanzamento, viene realizzato in pieno Agro Romano.
I quartieri suburbani di Roma come li conosciamo noi adesso, non esistevano affatto. La realizzazione del G.R.A., con i suoi svincoli e i primi insediamenti commerciali e industriali nelle sue vicinanze, ha accompagnato, se non propriamente creato l’urbanizzazione della periferia, avvenuta col boom economico.
La caratteristica forse più bella del G.R.A. è che cammina esattamente al confine degli insediamenti “al suo interno” e quelli nati, o presenti “al suo esterno”.
In pratica il G.R.A. non divide mai in due un comprensorio o un suburbio imponendo la sua ingombrante presenza.
Piuttosto il tracciato in Agro Romano ha creato i nuovi confini capitolini, quando si sono creati insediamenti laddove prima era tutta campagna. Ma quel che è di più bello, è che nei brevi tratti di presenza di insediamenti umani, il percorso è stato tracciato rispettando i confini dei quartieri già presenti.
Tanta sensibilità e rispetto in progettazione e realizzazione, sono rimaste intatte anche nei seguenti lavori di ampliamento della sede stradale. La linea teorica dello spartitraffico centrale segue infatti il confine toponomastico dei distretti ormai presenti.
# (Quasi) tutto dentro i confini del Comune di Roma
Una strada su cui transitano oltre 60 milioni di veicoli l’anno, ha per forza di cose delle caratteristiche stupefacenti, ma non tutte “fuori dal comune”.
Il Grande Raccordo Anulare è infatti quasi del tutto compreso nel comune di Roma. Fanno eccezione pochi metri, all’altezza del km. 43, in cui si trova a lambire il Comune di Ciampino.
Dal punto di vista squisitamente toponomastico, il G.R.A. è la somma di 4 circonvallazioni: Settentrionale (da Aurelia a Nomentana), Orientale (da Nomentana ad Appia Nuova), Meridionale (da Appia Nuova a Ponte di Spinaceto) e Occidentale, che chiude l’anello ritornando in Via Aurelia.
Per questa caratteristica residenza comunale, il G.R.A. è pertanto una strada del Comune a tutti gli effetti.
Sebbene oggi non siano quasi più visibili, o vittime dei lavori di ammodernamento, il Comune di Roma doveva segnalare il Grande Raccordo Anulare, con le classiche targhe toponomastiche presenti in tutto il territorio municipale.
Per ottenere il G.R.A. come lo conosciamo oggi, a tre corsie per ogni senso di marcia, dobbiamo aspettare il Giubileo del 2000: 52 anni di convivenza tra Roma e il G.R.A., dal progetto del 1948, per avere l’anello di fidanzamento completato.
# GRAArt: il percorso d’arte del GRA
Una città a forte vocazione culturale, da sempre vicina anche alla street art, concede il G.R.A. ai percorsi d’arte.
Nel 2018, infatti, è nato GRAArt, un progetto di Urban Art sulle pareti del Raccordo. Da traffico e smog a colore, con la firma di artisti di tutto il mondo, le rampe e gli svincoli raccontano la storia di Roma evidenziando la ricchezza culturale ed artistica di Roma.
# Nato come strada statale, ma senza numero
Quel che è poco considerato, mentre è curiosità degna di nota, è che il G.R.A. nasce come strada statale, ma senza numero.
Il suo nome era S.S. GRA. Oggi invece è a tutti gli effetti un’autostrada, la A90.
Se nell’antica Roma dare i nomi delle strade consolari agli Imperatori responsabili della nuova via era quasi un obbligo, sembrerebbe che l’Ing. Gra non abbia solo dato il proprio nome ad una strada mentre era in vita, lo ha addirittura dato ad un’autostrada.
Non ci vogliamo sbagliare, ma potrebbe essere il primo italiano, in vita, non imperatore, a farlo.
Una burla fenomenale: la grande beffa, in barba a tutte le rigide e invalicabili restrizioni, volute dalle regole italiane.
Continua la lettura con: La SCOPERTA: sì, tutte le strade portano a ROMA
LAURA LIONTI
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