MILANESE vs ROMANESCO: la sfida dei dialetti metropolitani

I due dialetti a confronto in cinque ambiti della vita quotidiana

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Celentano ne Il Rugantino

La diatriba tra Roma e Milano sembra non finire mai eppure confrontando i due dialetti, non appaiono poi così diversi.

MILANESE vs ROMANESCO: la sfida dei dialetti metropolitani

La competizione piuttosto seria che c’è tra i milanesi e i romani è innegabile, ma è arrivato il momento di concluderla e di spostare la disputa su un campo più scherzoso e ironico: il dialetto. Quando un romano viene a Milano e cerca il fruttarolo verrà guardato male tanto quanto un milanese che a Roma chiama la metropolitana metro (con la e chiusa chiaramente!). Ecco 5 aspetti di questi due titanici dialetti a confronto.

#1 Avere fretta o avere prescia?

Ph. credits: adidas-runners

Due realtà a confronto: una che corre sempre, e l’altra che non vorrebbe correre mai. Infatti a Roma i frettolosi vengono colti in flagrante come se stessero commettendo un reato: “Aho, ma che c’hai prescia?”. E il sotto testo di questa esclamazione è qualcosa di simile a “Ma davvero stai andando di fretta?! Rilassati” e infatti è spesso seguita da “Mettete a sede”. Il milanese invece si sa, è di corsa per inerzia e di fatti il detto “mangiare un boccone al volo” deriva proprio da un modo di dire milanese “mangià on boccon in pee” ovvero mangiare un boccone in piedi.

#2 Ovunque si deve fatturare, che siano piotte o danè

Credits: medicinaonline.co

Eppure il verbo gergale romanesco “piottare” ovvero “andare velocemente”  si è diffuso moltissimo anche tra i giovani milanesi che lo utilizzano per intendere “camminare velocemente”. Quindi abbiamo assodato che anche i romani piottano, e la cosa più assurda è che se a Milano la fretta viene associata al denaro, anche a Roma è così. Infatti alle origini della parola, quando si trattava di piotte a Roma si trattava di soldi, anzi di sordi, indicava il numero cento ed era usato per indicare la moneta da 100 lire o la banconota da 100mila lire. Se a Milano si corre per fare il grano (o i danè), a Roma piottano per gli euri (che hanno ormai quasi sostituito le piotte).

#3 Il romano in cerca di uno spuntino a Milano

Credits: nonsprecare.it

Dopo aver parlato di corse, mi è venuto un certo languorino quindi passiamo al cibo. Il romano a Milano non chiederà dove si trova il fruttiroeu, piuttosto cercherà il fruttarolo. Ma la frutta sarebbe uno spuntino forse troppo leggero per un romano, che probabilmente cercherà di andare a comprare la carne, ma non dal becchee. Cercherà la ciccia dal macellaroPer non parlare poi dei nostri amati bocconi al volo, farciti con i salumi del cervellee… per i romani il pizzicarolo: il pizzicarolo è colui che gestisce una pizzicheria, ovvero una bottega che vende salumi e formaggi. E parlando di formaggi, a Milano il pranzo non è finito finché non si mangia qualche latticino: La bocca l’è minga stracca se la sa nò prima de vacca.

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#4 Il formacc sfida il cacio

Il formaggio è un campo di battaglia piuttosto ostico. I romani amano così tanto il formaggio, chiamato cacio, che per parlare di qualcosa perfettamente complementare con un’altra affermano che è “come er cacio sui maccheroni”. Il formaggio sulla pasta è quel tocco in più che rende tutto perfetto e a Roma sembra che l’abbiano capito molto bene. Ma il cacio romano, protagonista della pasta cacio e pepe, ha veramente tantissimi rivali in Lombardia, considerando che esistono più di 80 tipologie di formacc, primo tra tutti il Grana Padano.

#5 Una sfida “bestiale”

credit: la regione.ch

L’ultimo punto è dedicato agli animali, altri indiscussi protagonisti di questi due dialetti. Partendo dalle temperature meneghine, che spesso spaventano chi si trasferisce dal centro-sud Italia, e che assumono forme animalesche ben oltre quelle canine (fa un freddo cane). A Milano fa on frecc de biss, ovvero fa un freddo di biscia. Perché? Perché la biscia essendo un serpente ha il sangue freddo, anzi, freddissimo. I romani invece utilizzano l’immagine di un famelico felino per avvertire gli avidi: “Sparagna, sparagna, arriva er gatto e se lo magna”. In parole povere: risparmia pure, che tanto poi ti verrà sottratto tutto da qualcun altro di più potente, rappresentato con dal gatto affamato. Ma anche a Milano gli avidi così come gli avari non sono ben visti, e infatti è molto diffuso il detto “l’avar el dorma mai”.

In fin dei conti la lingua di un popolo ne rappresenta lo spirito e ne riflette il modus vivendi. Come si è visto anche tra questi due dialetti apparentemente molto diversi ci sono un’infinità di cose in comune, e queste sono solo cinque delle tante.

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ROSITA GIULIANO

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Rosita Giuliano
23 anni e tanti sogni da rincorrere per il mondo. Mentre li inseguo, sorrido e scrivo.