Palazzo Nardini, quando il futuro si trova nel passato

Perché è importante preservare l'identità socio culturale di questi luoghi

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Roma custodisce un patrimonio culturale immenso, eppure tra le sue strade spesso si nascondono vecchi luoghi di grande valore che versano in stato di abbandono o degrado. Questo è un problema non solo da un punto di vista economico e turistico ma anche sociale: riuscire a mantenere viva l’identità socio-culturale di questi luoghi è fondamentale per preservare la storia e l’identità di Roma. Palazzo Nardini rappresenta un ottimo esempio di come andrebbe sostenuto questo processo.

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Palazzo Nardini, quando il futuro si trova nel passato

# La sorte che molti dei luoghi di cultura romani rischiano di fare

Ph: palazzoripettarome – Instagram

Nei tempi più recenti, le logiche del guadagno e del consumo hanno prevalso su tutti gli altri approcci tradizionali alle cose e alle persone. Questa tendenza, soprattutto nelle grandi città globalizzate, ha investito ogni campo e si è spesso appropriata di spazi e luoghi di interesse artistico o culturale, riconvertendoli in occasioni di profitto. A Roma gli esempi sono moltissimi, tra gli altri:

  • Palazzo Ripetta, antico convento del XVII secolo oggi grande hotel di lusso;
  • Palazzo Brancaccio, tra gli ultimi esempi di residenze nobiliari romane, risalente alla fine dell’800, oggi è usato come location per eventi esclusivi;
  • Palazzo Dama, vecchia residenza della famiglia Anguillara risalente al XIX secolo, anch’esso oggi riconvertito in hotel di lusso.

Se da una parte tutto ciò testimonia la capacità di adattarsi alle esigenze contemporanee, soprattutto di tipo economico, sotto il punto di vista culturale, storico e artistico la riconversione di questi luoghi può rappresentare una grave perdita. Quanto giova tutto questo all’identità della città? Quale potrebbe essere un buon modo per salvare luoghi di tale importanza, senza doversi fermare alla semplice conservazione?

# L’esempio di recupero e valorizzazione di Palazzo Nardini

Ph: palazzonardini – Instagram

Al centro di un’accesa contesa tra istituzioni e privati, Palazzo Nardini oggi rappresenta il modo più efficace per recuperare e valorizzare un luogo di interesse storico. Nell’edificio situato in via del Governo Vecchio, si sono succeduti eventi e storie tutte diverse tra loro ma tutte dalla forte attrattiva. Nato tra il 1473 e il 1479 come residenza del cardinale Stefano Nardini, il palazzo ha cambiato spesso padrone e destinazione d’uso, fino ad arrivare ai tempi più recenti quando tra il 1976 e il 1984 fu occupato dal Movimento per la Liberazione della Donna che lo rese punto di riferimento per il più importante esperimento femminista dell’epoca. Dall’ ‘86 in poi ha vissuto un inesorabile declino finché, agli inizi degli anni 2000, non fu comprato dalla Regione Lazio che vi realizzò una serie di interventi conservativi tutelato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma.

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Salvato dal tentativo di costruirci anche qui un hotel, il futuro del palazzo è stato affidato a un’iniziativa privata che ha avviato un progetto di restauro conservativo il cui obiettivo è di restituirlo alla città valorizzandone l’originale bellezza e l’impronta lasciata dagli eventi storici che l’hanno riguardato.

# Valorizzare il passato: una sfida per il futuro

Ph: palazzonardini – Instagram

Conservare le particolarità di un luogo storico e proiettarle nel futuro non è una facile impresa. È più facile pensare a qualcosa di totalmente nuovo, piuttosto che recuperare il vecchio in chiave moderna, soprattutto se l’obiettivo vuole essere quello di valorizzarne gli aspetti culturali. Tuttavia, soprattutto in una città come Roma, è fondamentale tentare di fare questo, altrimenti si rischia di abbattere l’identità di una città che, al contrario di quello che si pensi, preserva la sua originalità non tanto nei monumenti più inflazionati, ma proprio negli ambienti caratteristici in cui i suoi cittadini svolgono le proprie attività quotidiane.

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RAFFAELE PERGOLIZZI

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Raffaele Pergolizzi
Romano, nato il 4 maggio 2003, studio Storia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ateneo più grande d’Europa, La Sapienza. Appassionato di cultura, innamorato della mia città e del mio Paese. Credo fermamente nell’importanza della partecipazione attiva alla vita pubblica e nell’impegno di ogni individuo per il bene e lo sviluppo della collettività.

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