«Roma non funziona? Perché è troppo grande!»: questa la soluzione semplice semplice

La tipica frase che conclude una discussione sui problemi di Roma? “È troppo grande”. Ma sarà davvero così? Quali sono le soluzioni?

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Credits: Max Avans - Pexels
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Ogni volta che si affronta una discussione sui problemi che affliggono la Capitale, la risposta è sempre la stessa. Si parli delle buche, della metropolitana, della circolazione o della spazzatura, la risposta è sempre questa: «Perché Roma è troppo grande!». Risposta concisa, diretta e… semplicistica. Ma invece di lanciare il sasso e nascondere la mano, dovremmo lavorare per una soluzione. È vero che Roma è troppo grande? Qual è la soluzione a questo problema? Cerchiamo di scoprirlo.

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«Roma non funziona? Perché è troppo grande!»: questa la soluzione semplice semplice

# Roma è grande quanto 8 città messe insieme

Ph: Autostrada A90 – Wikipedia

Non è vero che i confini di Roma sono determinati dal Grande Raccordo Anulare, almeno non i confini dell’amministrazione. Ed è una follia se si pensa che già i sindaci delle varie città prese come riferimento, come MilanoBologna, fanno fatica a gestirle. Oltretutto, è evidente a tutti che tali dimensioni comportano grandi differenze, poiché i problemi e le esigenze della periferia non potranno mai essere gli stessi del centro storico. Così come quelli dei diversi quadranti, come Roma Nord e Roma Sud, non saranno interessi convergenti. Ma se la fonte di (quasi) ogni problema è che Roma è troppo grande, quali sono le soluzioni che si dovrebbero adottare?

# Roma è troppo grande? Queste le due soluzioni più naturali

Credits: Mattia Sinisi – Pexels

I cittadini romani hanno il diritto, e il dovere, di trovare una via d’uscita. Per riuscire a risolvere il problema della grandezza di Roma sarebbero necessari degli interventi mirati sull’amministrazione. D’altra parte, il principale problema che deriva da questa estensione, è di tipo burocratico e di procedure, e quindi per ottimizzare la gestione della Capitale bisognerebbe concentrarsi su questo aspetto. Se davvero la fonte di tutti i problemi di Roma è l’eccessiva grandezza, le soluzioni più naturali sono due:

#1 Dividere Roma

O meglio. Assegnare un’ampia autonomia amministrativa alle sue singole aree omogenee. Si potrebbe pensare a una decentralizzazione del potere amministrativo, delegando più competenze ai municipi e affidando al comune un ruolo di sorveglianza e organizzazione. In questo modo, i municipi diverrebbero come delle piccole città, come di fatto sono per numero di abitanti, e il comune una piccola regione.
Oppure una scelta ancora più radicale sarebbe questa:

#2 Rimpicciolire Roma

Per snellire i processi burocratici, si può procedere a una riduzione del territorio da amministrare cedendo fette consistenti dell’area comunale, in particolare quelle a bassa densità di popolazione, ai comuni confinanti. In questo modo focalizzando l’amministrazione attuale unicamente sulle aree più centrali.

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Credits: Malcom Hill – Pexels

Queste proposte sono la dimostrazione che una soluzione si potrebbe trovare, se solo la si volesse cercare. Ancora una volta, per noi romani è facile lamentarci del problema senza impegnarsi per risolverlo. Ma se la passività è normalmente sbagliata, di fronte a un problema che riguarda tutti diventa una colpa. È dunque ora di muoversi per migliorare la nostra città, rendendola di nuovo grande nel nome e nelle sue potenzialità. E non solo nelle sue dimensioni. 

Continua la lettura con: Il futuro più grande di Roma

RAFFAELE PERGOLIZZI

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Raffaele Pergolizzi
Romano, nato il 4 maggio 2003, studio Storia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ateneo più grande d’Europa, La Sapienza. Appassionato di cultura, innamorato della mia città e del mio Paese. Credo fermamente nell’importanza della partecipazione attiva alla vita pubblica e nell’impegno di ogni individuo per il bene e lo sviluppo della collettività.

3 COMMENTI

  1. Non è che Roma sia troppo grande, è l’incapacita delle varie amministrazioni di governarla. Al motto di “volemose bene” tutte le amministrazioni non funzionerebbero, e quelle di Roma non sono da meno

  2. Io sono favorevole a rimpicciolire Roma, ovvero a limitare l’area del comune all’anello ferroviario piu’ tutto il quadrante che dall’anello ferroviario va sino all’eur passando per la Garbatella, S.Paolo fuori le mura e il parco dell’Appia antica . Questa e’ Roma, in termini di dimensioni e popolazione sarebbe piu’ o meno paragonabile a Milano. Il resto delle periferie dove vivono quasi 2 milioni di persone dovrebbe essere diviso in comuni indipendenti, con una bandiera e un sindaco. E’ vero che gia’ oggi a Roma esistono i municipi che dovrebbero occuparsi della gestione del territorio ma il problema e’ che quasi nessun cittadino di Roma conosce il nome del presidente del proprio municipio e alcuni neppure sanno in che municipio vivono…tutto pensano in quanto “romani” di dover chiedere conto al campidoglio se nei marciapiedici sono le buche…anche quando si vive a Ostia o a Primavalle, il che’ e’ un’assurdita’. Insomma a Roma manca il rapporto amministratore eletto, che e’ il sale di un auto governo efficace.

  3. Sono milanese ma mi confronto spesso con colleghi di Roma che un poco mi riportano le situazioni come sono vissute e percepite da caso a caso.

    Intanto non farei un paragone con Milano. Come si dice spesso, Milano è una città di 1,4 milioni di residenti in un comune di 182 km quadrati, circa sette volte inferiore per supeficie a quello di Roma, calata in una area metropolitana urbanizzata che sconfina in 4 province, in cui, secondo di chi ne fa statistica, ci vivono circa 5 milioni di persone. Questo contesto vede una sofferenza amministrativa e gestionale poiché è proprio la frammentazione del territorio in comuni e province che rende praticamente impossibile una organizzazione controllata come in una realtà, ad esempio, come Parigi. Ad eccezione delle linee S delle ferrovie suburbane, funzionanti pessimamente, non c’è nulla che faccia sembrare una città questo aggregato di città sgomitanti.
    Questo sito promuove una città stato, che armonizzi tutto. Condivido il principio ma reputo impossibile che i comuni scompaiano, con la loro storia ultrasecolare, fagocitati in un unico soggetto. La Città Stato deve essere un soggetto superiore, che però non può prescindere dalla presenza dei comuni.

    Roma è una città largamente contenuta nel proprio comune (leggo uno studio della Sapienza, che riporta un urbanizzato di circa 400 km quadrati, includenti aree verdi enormi, in un comune di quasi 1300), e pochi comuni di cintura considerabili parte di un’ area metropolitana, popolato da quasi 2,8 milioni di residenti nel comune, ed un’area metropolitana di circa 4.
    Io ritengo che la bassa densità abitativa del comune di Roma determini un gettito di imposte comunali insufficiente per poter gestire correttamente tutto il comune. La frammentazione in comuni potrebbe essere valutata studiando lo stato di cose a Fiumicino, diventato comune autonomo da Roma di recente. Ma se porta ad una situazione come quella della area metropolitana di Milano, siamo sicuri che le cose funzionerebbero?
    Anche A Roma ci vorrebbe una Città Stato

    E come Città Stato, sia per Milano che Roma, i poteri e la gestione delle imposte deve trascendere i confini delle attuali Città Metropolitane, soggetti eredi delle vecchie Province, che soprattutto per Milano, sono solo una denominazione diversa dello stesso carrozzone malfunzionante.

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