A Milano il primo caffè del mattino sa di Torrefazione e latte di bambino.
L’atmosfera del bar mi ricorda un po’ quell’armonia vissuta nel liquido amniotico. In un bar milanese, soprattutto, alle 9 meno un quarto di un giorno lavorativo qualunque, non è solo un fruire di cappuccini e latte macchiato, ma anche zucchero di canna, caffè d’orzo e cannella, ginseng in vetro e cravatte multicolore, tacchi vertiginosi e messa in piega, gioielli orientali e sciarpe di seta.
Specialmente in primavera, alcuni alberi danno il meglio di sé e mentre il sole si alza e si prende posto nei tavolini tondi posti sotto le fresche frasche inforcando gli occhiali da sole, il barista chiama le comande; volano i vassoi, carichi di mattinata, tra le sedie e le gambe accavallate. E’ qui che i pensieri cominciano a farsi azione, le tazzine vengono distribuite anche sul bancone, è giunto il momento di fare mente locale sulla riunione che sta per cominciare e che ci inghiottirà sino alle 13,00.
Qualcuno invia l’ultimo sms all’amante, intanto legge l’Ansa o sfoglia le pagine milanesi del Corrierone; anche se non è lunedì c’è chi cerca un’ultima ispirazione nella Gazza o sul quotidiano della Confindustria.
Se si è particolarmente in ritardo (mancano 5 minuti allo scoccare delle ore 9,00) con un gesto minimo del capo, in direzione del barista, si ottiene – in un batter di ciglia – la materializzazione di un caffè macchiato soia.
E’ l’atmosfera rarefatta e rumorosa del bar milanese, tipica di quest’ora, che sa di torrefazione e latte di bambino, di capelli fluenti e di occhi puntati sullo smartphone, di velocità e google calendar, di pensiero e d’azione, di burro fuso e pasticceria vegana e d’arance spremute.
Ma, prima che tutto finisca, in coda in cassa, c’è ancora tempo affinché gli abiti di linea italiana abbinati a 24 ore di design giapponese si incontrino con fusion linguistici che poi si dirigono all’uscita parlando dell’ultima startup, o di alcuni nuovi investimenti in un’associazione no profit che sta per aprire i battenti. In questo esatto istante, poco prima di salutarsi, per le rispettive destinazioni, le mani si allungano, dentro alle tasche, alla ricerca di una monetina da appoggiare nell’ennesimo cappello teso in cerca di un altro po’ di solidarietà.
Sul marciapiede i turisti chiedono informazioni in inglese e senti un siciliano rispondere; passa veloce un trolley in direzione della Stazione Centrale, svolazza un manifesto che annuncia il prossimo flash mob poetico, più avanti una manifestazione sindacale prende il posto di alcuni senza tetto che vanno a farsi una doccia pubblica; intanto il dog sitter è intento a raccogliere il ricordino di Bob, che scodinzola spensierato. Alzi gli occhi al cielo e vedi che la Madonnina è lì che svetta, ieratica, alla stessa altezza la Unicredit tower le fa l’occhiolino. Milano non è solo un bar.
5 motivi validi per cui scegliere di consumare la colazione in un bar milanese
#1. Solo i baristi milanesi sanno soddisfare almeno, in 35 sfumature diverse, (compresa quella all’amalfitana) un vero amante del caffè.
#2. La colazione che più desideri si materializzerà senza che venga pronunciata: i baristi sono tutte reincarnazioni di Mago Merlino.
#3. In questo liquido amniotico meneghino, si ha modo di fare creativamente il focus sulla giornata lavorativa che sta per cominciare.
#4. Il bar milanese è la Terra di Mezzo materna che sa ospitare i combattenti del presente e del futuro di Milano preparandoli ad affrontare al meglio la giornata.
#5. Sopravvivere alla “prova” della colazione nell’ora di punta equivale ad assurgere al rango di “Cavaliere della Città Stato Meneghina”.
Ph. Instagram Pasticceria Cucchi