Che Milano sia una città speciale lo sanno in molti, che per questo debba avere uno statuto speciale, è qualcosa di cui parlare. Lo hanno fatto ieri sera Arianna Censi, Vice Sindaco Milano Metropolitana, Filippo Barberis, Capogruppo PD al Consiglio Comunale e Andrea Zoppolato, Presidente dell’Associazione Milano, in un incontro ospitato dal Circolo Aniasi in Corso Garibaldi a Milano.
Secondo Filippo Barberis la domanda che gli amministratori devono porsi è cosa serva alla città per crescere ancora di più nel ruolo sostanziale che già gioca a livello nazionale ed europeo. La domanda è “qual’e la forma più avanzata da dare alle istituzioni?”.
Di contro all’evidenza che il Comune di Milano abbia una certa autonomia, rimangono i problemi del Comune a erogare certi servizi, così Barberis suggerisce che il primo campo dove andare ad ampliare le autonomie sia quello delle regole contabili, dei crediti, del conto capitale e della parte corrente, “senza chiedere come fa Roma soldi a fondo perduto”.
“Milano – ha continuato il consigliere comunale – deve stare in salute per non far crollare la precaria città metropolitana. Più flessibilità sulle regole contabili e di bilancio. Sfide come qualità dei trasporti, qualità dell’ambiente, più poteri dal basso, dai comuni e dalla regione, di questo ha bisogno la città metropolitana”.
Serve un ridisegno della governance, conclude Barberis, sottolineando come su ambiente e trasporti sia ancora la Regione a farla da padrone.
Secondo Arianna Censo, l’istituzione della città metropolitana avrebbe dovuto creare una palestra per gli amministratori per capire il da farsi, mentre quello che è stato fatto fino ad ora sarebbero solo una serie di negoziati con il potere centrale sulla sua esistenza e non serie discussioni per giungere a concrete decisioni politiche. “Questa doveva essere la palestra di una modalità nuova per gestire le politiche – ha detto la Censo – mentre c’è stato solo un tentativo di farsi riconoscere. Ma dotare la città metropolitana di strumenti reali per agire sarebbe fondamentale.”
È possibile, si è poi domandata la Vice Sindaco, che non si riesca a fare su questo argomento una proposta nazionale? Tanto più che per la Censo “l’esperienza di Milano è utile al paese e potrebbe rappresentare un paradigma da applicare ad altre realtà.” Dal discorso della Censo è poi emersa l’amarezza della constatazione che dentro la Pubblica Amministrazione ci sia una straordinaria lentezza. “Le cose che vanno veloci – ha sottolineato – sono quelle che non producono niente per gli altri. Non abbiamo strumenti legislativi che vadano oltre Roma capitale e la lombarda salsa” è stato l’amaro commento di Censo.
Tutti d’accordo i presenti che in un momento politico di elezioni regionali e nazionali sia importante presentare Milano con le sue combinazioni virtuose e tutti d’accordo i presenti che ciò che produce Milano è motore per il resto d’Italia, ma che la classe politica non se ne renda conto, anzi, secondo la Censo “noi dal 2014 ad oggi abbiamo perso la linea propulsiva e a livello di cittadini è avanzata la convinzione che si sia davanti a un altro carrozzone”.
Andrea Zoppolato nel suo intervento è invece ripartito dalla Costituzione, vera casa dell’autonomia di cui ha diritto una città come Milano. “La nostra Costituzione all’articolo 5 promuove le autonomie – ha sottolineato Zoppolato – così come agli articoli 132 e 116 che consentono di poter accedere a forme particolari di autonomia”. Rifarsi alla Costituzione servirebbe, secondo Zoppolato, ad evitare una eventuale legge speciale che porterebbe a che “tutti dicano se Milano si perché io no? ed eviterebbe di aggiungere poteri e non togliere nulla, per cui la legge speciale si impaluderebbe sul come farla e ogni altra città ne vorrebbe una per sé, mentre seguendo la Costituzione almeno ci sarebbero dei paletti: sarebbe riservata innanzitutto a chi ha minimo 1 milione di persone, poi ci vorrebbero un tot di comuni, un referendum popolare. Quindi Milano potrebbe dire: noi lo facciamo, gli altri sono liberi di fare lo stesso”.
“Io credo che la vera politica debba avere due componenti: quella amministrativa della gestione dell’oggi e quella visionaria, della definizione del domani. La politica attuale è imprigionata nel livello amministrativo – ha affermato Zoppolato – ma bisognerebbe recuperare il livello della visione, del domani, del creare qualcosa in più, del progettare un futuro anche apparentemente fuori portata. Oggi a Milano si può reintrodurre il concetto della visione, senza pensare solo a dividersi trovando i motivi che ci separano, ma cercando un punto d’incontro in un progetto comune su cui tutti dicono di essere d’accordo: che Milano ha ragione a voler una maggiore autonomia, tanto più che l’Europa stessa vede di buon occhio la maggiore autonomia delle città, come strumento di democrazia e di partecipazione.”
“Qui – ha concluso il presidente dell’associazione Milano – i cittadini si sentono parte di una comunità. Non c’è il rischio che l’autonomia sia solo una pretesa di tipo egoistico perchè Milano si sente da sempre una coscienza nei confronti del paese intero, una responsabilità. I paletti li mette la Costituzione. Quello che ci serve è solo la volontà politica.”