Se fosse un racconto legato alla tradizione fiabesca, l’artwork di Terraforma a cura di Francesco Cavaliere lo inserirei a metà strada tra Pierino e il Lupo nelle varie versioni narrate dai grandi maestri del teatro italiano (da Dario Fo a Paolo Poli) e la musique concrète di matrice francese – iniziata da Pierre Schaeffer.
Attingendo a entrambe le suggestioni, le produzioni di Francesco Cavaliere sono storie moderne musicate.
Che suonano perturbanti e che attraggono l’ascoltatore in un loop di straniamento da cui fuggire e al contempo lasciarsi catturare.
Francesco Cavaliere, italiano con un solido e duraturo rapporto amoroso con la musica, lo scorso anno ha emozionato tutti al Terraforma di villa Arconati.
E quest’anno ritorna, Francesco Cavaliere, chiamato a realizzare l’artwork della prossima edizione, dopo una breve residenza presso Gluck50.
L’archivio di cui si avvale è fantasmagorico.
Nel senso che sembra provenire da un universo parallelo all Stranger Things, per intenderci.
E per rendere un lavoro così complesso più vicino a chi è (giustamente) profano.
E se è vero che i suoni nascono e muoiono con le esperienze legate al vissuto quotidiano, al mondo circostante e ale sollecitazioni sonore di cui spesso siamo vittime, i suoni di Francesco Cavaliere suonano più come un’epifania.
O meglio, una decodificazione di un reale che incontra l’immaginario, l’onirico, il sommerso e l’ancestrale.
Vale la pena fare un giro di ronda per scoprire di più di quest’artista poliedrico, un po’ mago, un po’ scienziato e un po’ sciamano.
In attesa del prossimo Terraforma, per voi un’anticipazione degna di nota.
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