Perché i treni giapponesi hanno il «naso lungo»? Tutto nasce da un uccello

Le prime versioni presentavano un design anteriore radicalmente diverso. Ma cosa ha spinto i progettisti a cambiarlo?

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Le prime versioni presentavano un design anteriore radicalmente diverso. Ma cosa ha spinto i progettisti a cambiarlo? Scopriamo le ragioni dietro questa evoluzione e le possibili fonti di ispirazione che hanno dato forma al modello attuale.

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Perché i treni giapponesi hanno il «naso lungo»? Tutto nasce da un uccello

# L’origine del soprannome di «bullett train»

shortycolossus-pixabay – Shinkansen

Partiamo dal soprannome dei treni ad alta velocità giapponesi: gli Shinkansen, che nel corso dei decenni hanno subito un’evoluzione stilistica significativa. Il termine Bullet Train, ovvero ‘treno proiettile’, non si riferisce – come si potrebbe pensare – alle prestazioni sui binari, ma alla forma del muso delle prime versioni. In origine, il design anteriore era ispirato agli aerei di linea, con una silhouette arrotondata che ricordava la punta di un proiettile.

# Il cambio del «muso» a causa del boom sonico

Ph. @aryaji.obaja IG

La forma del treno non creava problemi aerodinamici all’aperto, permettendo ai convogli di viaggiare senza difficoltà oltre i 200 km/h. Tuttavia, un aspetto cruciale era stato sottovalutato in fase di progettazione: la presenza dei numerosi tunnel lungo le linee ferroviarie e le conseguenze del passaggio dei treni al loro ingresso e uscita.

Il muso arrotondato, pur efficiente all’aria aperta, si rivelò un limite: non riusciva a spingere rapidamente l’aria fuori dai tunnel, generando un forte scuotimento e un’onda d’urto simile a un piccolo boom sonico. Il rumore era così intenso da propagarsi per chilometri.

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La prima soluzione adottata fu quella di ridurre la velocità a 90 km/h prima di entrare in galleria, ma questa scelta allungava eccessivamente i tempi di percorrenza. Fu così che si decise di riprogettare la parte anteriore del treno

# Come il becco del Martin Pescatore

LubosHouska-pixabay – Martin Pescatore

La soluzione definitiva fu rimodellare la punta del treno, allungandola per permettere all’aria di fluire attorno al convoglio senza generare quei fragorosi botti, anche a velocità superiori ai 300 km/h.

L’intuizione arrivò dall’ingegnere e birdwatcher Eiji Nakatsu, che trovò ispirazione nella natura, in particolare nel Martin Pescatore. Questo uccello, grazie al suo becco stretto e allungato, si tuffa nell’acqua per catturare le prede senza creare turbolenze. Fu proprio questa caratteristica a suggerire la forma iconica dei moderni Shinkansen, rendendoli più silenziosi ed efficienti.

Continua la lettura con: Il TRENO veloce come un AEREO: via al progetto del secolo

FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.

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