È unica nel suo genere, ha un colore e un profumo inconfondibile, e ha mille e più proprietà. Sapevate che la Provenza esiste anche in Italia?
I colori della Provenza sulla RIVIERA del BRENTA
Alzi la mano chi non apprezza il caratteristico profumo della lavanda. Ecco, proprio a voi consiglio di cambiare articolo.
A me è sempre piaciuta la lavanda: il suo colore tra il lilla e il violetto—appunto, color lavanda— e il suo profumo che mi ricorda un’estate calda, afosa, ma inebriante. Per anni mi sono drogata—non ditelo in giro—di olio essenziale sul cuscino prima di andare a dormire e caramelle alla lavanda per il mal di testa e, quando finalmente mi sono decisa a tingermi i pollici di verde in preda alla noia da lockdown, ho scelto di farlo con delle piante di lavanda: tre sono morte rovinosamente, ma alla fine, mi godo quei piccoli e orgogliosi fiorellini sbocciati dall’unica superstite.
Ora, immagino che non siate qui per leggere delle mie (dis)avventure con questa pianta, ma perché attirati dal titolo. Provenza e Riviera del Brenta. Che cos’avranno mai in comune? Se siete bravi a leggere tra le righe, l’avrete ormai capito. Esatto, proprio lei, la lavanda!
# La Lavanda del Brenta
Potremmo davvero essere in Provenza, e invece siamo a Fiesso d’Artico (VE), un piccolo comune nel cuore della meravigliosa Riviera del Brenta. Qui, un’azienda biologica locale, “La Lavanda del Brenta”, ha portato in Riviera un piccolo scorcio magico e diverso dal solito, e con un quarto di ettaro di lavanda per un totale di circa 15 quintali di fiori, dal 2018 produce e vende il profumatissimo (e che crea dipendenza) olio essenziale e miele aromatizzato alla lavanda—in collaborazione con apicoltori della zona.
Tra il rio Serraglio e il fiume Brenta, “La Lavanda del Brenta” si trova sui percorsi cicloturistici più famosi tra le ville della Riviera, che in estate sono meta ambita e ghiotta per tantissimi turisti e appassionati. Adriano Baldan, contitolare dell’azienda, ammette infatti che sono in molti i turisti che desiderano visitare e seguire la crescita del campo di lavanda di Fiesso d’Artico.
L’azienda, inoltre, convive con altre realtà locali: oltre alla produzione di miele di lavanda—che se non avete mai assaggiato, vi consiglio di farlo insieme a del formaggio di capra, ma anche il Montasio si difende benissimo—, “La Lavanda del Brenta” ospita anche una produzione di canapa industriale, utile per la produzione di mattoni isolanti e reti da pesca.
Ma non è tutto. L’azienda propone e promuove, attraverso la sua pagina Facebook, tantissimi laboratori creativi per i bambini—il prossimo prevede la realizzazione di originali girasoli con materiali naturali—, lezioni di yoga, o l’Olistic Day, una giornata dedicata al benessere con passeggiate meditative, massaggi rilassanti, e laboratori anche per i più grandi.
# Che significa “lavanda”?
Vi siete mai chiesti cosa significhi la parola “lavanda”? Io mi faccio questa domanda per quasi ogni parola che incontro nelle mie giornate, perché quando dedichi quasi vent’anni a studiare lingue che parli, che non parli, che non parla più nessuno e così via, chiedersi “cosa significa” è abbastanza una costante. Tornando alla lavanda, se ve lo siete chiesto, eccovi qualche risposta (e se non ve lo siete chiesto, immagino lo scoprirete ugualmente).
Come è facile intuire, il nome di questa pianta viene direttamente dal latino; più precisamente, dal gerundio del verbo “lavare”. Sembra infatti che Greci e Romani facessero largo uso di fiori di lavanda per profumare l’acqua delle terme in cui si immergevano, così da potersi abbandonare a bagni rilassanti e profumati. Una tradizione che prosegue anche nel Medioevo: qui la lavanda veniva direttamente usata per detergere il corpo—nell’attesa dell’arrivo del sapone.
La lavanda, pianta diffusissima in tutto il bacino mediterraneo, è ovviamente protagonista di alcune leggende e teorie. Secondo la mitologia persiana, per esempio, la pianta prenderebbe il nome dalla principessa Lavy, figlia del Re di Persia. Si racconta che la principessa, promessa sposa al sultano d’Asia contro la propria volontà, dovette imparare astronomia e botanica. Per far ciò le venne assegnato il giovane Nibis come maestro. Ma i due giovani si innamorarono perdutamente l’uno dell’altra. Per poter restare sempre insieme, chiesero aiuto al Cielo e agli Dei: questi trasformarono i loro corpi abbracciati in lavanda.
Infine, nel linguaggio dei fiori, alla lavanda vengono attribuiti due significati diversi: diffidenza da una parte e nostalgia di una persona cara dall’altra.
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GIADA GRASSO
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