Le parole del dialetto milanese di origine straniera

Da mondeghìli a cadrega e persino bauscia: sono almeno 8 i ceppi linguistici stranieri che hanno influenzato il milanese

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Credit: @italiasquisita

La lingua di una città come Milano, che nei secoli ha subito tante dominazioni straniere,
non può che risentire degli influssi dei popoli che, nel tempo, hanno lasciato la loro impronta Milano.

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Le parole del dialetto milanese di origine straniera

# Il milanese celtico: da ciappà a Milano

Credit: @alessiaproserpio

L’influsso dei Celti (i Galli per i Romani) è inequivocabile nella fonetica del nostro dialetto, che presenta molti suoni comuni alla lingua francese ma assenti in quella italiana.

Fra le parole che derivano dal linguaggio dei druidi, la prima da ricordare è il nome stesso di Milano: i romani la chiamarono Mediolanum, latinizzazione di “Medhelan”.

Nell’antica lingua celtica questo termine sta ad indicare una “terra sacra in mezzo alla pianura”. Fu qui che a metà del VI secolo a.C. i druidi costruirono il loro primo importantissimo santuario, al centro di coordinate astrali e terrestri ritenute estremamente favorevoli. Ubicazione di questo centro nevralgico della spiritualità celtica è l’odierna Piazza della Scala.

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Tanti sono i vocaboli del dialetto milanese dove si ritrova una sicura radice celtica: arent
(da renta): vicino; bricch (da brik): dirupo; bugnón (da bunia): rigonfiamento, bubbone;
ciappà (da hapà): prendere; garón (da calon): coscia; rùsca (da rusc): buccia, corteccia.

# Influsso latino: dalla cadrega alla tosa

Credit: ciakclub facebook

Moltissimi sono i vocaboli di derivazione latina presenti sia nella parlata milanese che
nell’italiano, ma ce ne sono alcuni che nella lingua italiana non trovano riscontro: erborín
(da herbulam): prezzemolo; erbión (da herbilium): pisello; incœu (da hinc hodie): oggi;
quadrèll (da quadrellum): mattone; sgagnà (da ganeare): addentare mordere; stralùsc
(da extra lux): lampo, bagliore; tósa (da tonsam): ragazza.

Arimòrtis/Arimo: l’espressione utilizzata dai bambini milanesi per fare una pausa in un
gioco deriva da alea morta est (il gioco è morto, interrotto). E arivivis che si usa per
riprendere il gioco, deriverebbe da alea viva est, ovvero il gioco ricomincia.
Te doo nagòtt : non ti do niente, deriva da una storpiatura della frase latina “tibi do nec
guttam” che significa “non ti do neanche una goccia”.

E dato che il latino volgare era ricco di lemmi derivanti dal greco antico, il dialetto milanese possiede anche parole che derivano da quest’ultimo idioma come, ad esempio, cadrega (dal greco càthedra): sedia.

# Vocaboli di origine longobarda/gotica: da biott a bauscia

Credit: Pinterest

Con la caduta dell’Impero Romano e l’arrivo dei barbari, il milanese si è arricchito di lemmi
derivanti dalle lingue gotica e longobarda. A differenza dei Romani, i germanici non
imposero mai la loro lingua e quindi la parlata locale rimase sostanzialmente romanza.

Ma molte parole derivanti da questi due idiomi sono giunte sino a noi: dal longobardo, baùscia (da bauschen): gonfiarsi – tipica parola usata per identificare il
milanese un po’ sbruffone -; busècca (da butze): trippa; scòss e scossaa (da skauz):
grembo e grembiule; stracch (da strak): stanco e dal gotico, biott (da blauths): nudo.

# Vocaboli di origine provenzale

Nel nostro dialetto ci sono anche vocaboli riconducibili all’antico provenzale, a
dimostrazione di importanti “scambi culturali” transalpini: boffà (da bouffar): soffiare,
ansimare; dervì (da durbir): aprire; quattà (da descatar): coprire; setàss (da sassetar):
sedersi.

# Vocaboli di origine spagnola: da lócch ai mondeghili

Credit: @italiasquisita

Come conseguenza del dominio spagnolo sul Ducato di Milano, il dialetto milanese si è arricchito di nuovi lemmi, come lócch (da loco): stupido, teppista; pòss (da posado):
raffermo; rognà (da rosnar): brontolare; scarligà (da escarligar): scivolare; stremìzzi (da estremezo): spavento; tarlùcch (da tarugo): pezzo di legno, duro di comprendonio,
zuccone.

A questo elenco si aggiunge Mondeghìli: le famose polpette milanesi derivano dal catalano mondonguilha, mentre smorzà deriva dal basco smorzar: spegnere

# Vocaboli di origine francese: da rebellòtt a buscion

Credit: ricetta.it

Con Illuminismo e invasioni napoleoniche, il dialetto milanese si arricchì di lemmi derivanti
dal francese: articiòch (da artichaut): carciofo; busción (da bouchon): turacciolo; ciffón
(da chiffon): comodino; clèr da (éclair): saracinesca; giambón (da jambon): prosciutto;
fàtt (da fade): insipido; fránch (da francs): soldi; plafon (da plafond): soffitto; rebellòtt (da rébellion): disordine, confusione.

Alcune parole sono addirittura identiche: “oeuf”, “noisette” e “assez” che significano rispettivamente uovo, nocciole e abbastanza, mentre sacranón: accidenti, perbacco, tipica imprecazione milanese usata anche come epiteto ingiurioso “ti te seet on sacranón!” inteso come “sei una bestia!”, è una storpiatura della frase francese “Sacrè nom de Dieu”.

# Vocaboli di origine austriaca: da mochela ai ghei

Credit: greenme.it

Parole di radice tedesca si innestarono sul dialetto milanese all’epoca della dominazione
austriaca: ghèll e ghèi (da geld): soldi in generale ma più esattamente i centesimi.

Per dire che una persona o una cosa valevano poco si diceva infatti “el var cinqu ghèi” e infine móchela: smettila.

# Vocaboli di origine inglese: da brumista a sánguis

Credit: blog.urbanfile.org

E per non farci mancare niente, abbiamo anche qualche espressione derivante
dall’inglese, anche se scritte e pronunciate a modo nostro!
Brùmm e Brumìsta (da brougham): termini utilizzati rispettivamente per carrozza e per
chi la guidava, il vetturino. Prendiamo dall’inglese anche sánguis (da sandwich): panino imbottito.

Continua la lettura con: 10 PAROLE del DIALETTO MILANESE intraducibili in ITALIANO

ANNA RITA BORDONI

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Anna Rita Bordoni
Ho 65 anni e sono andata in pensione 5 anni fa, quando l'azienda per la quale lavoravo ha trasferito tutte le attività in Ungheria. Le mie passioni sono l'arte, la natura e l'enogastronomia. Sono curiosa di tutto (in senso buono!) e le cose che detesto di più al mondo sono l'imbecillaggine e l'arroganza.

1 COMMENTO

  1. Non sono certo che articiòch derivi da artichaut e non piuttosto viceversa. Questa è l’opinione di un amico linguista con il quale parlai anni fa dell’argomento, ma anche riportato nella pagina: https://unaparolaalgiorno.it/significato/carciofo
    D’altronde i carciofi non si coltivano in “Francia” ma in “Provenza”, dove nel “500 la lingua era diversa, e la cucina francese (quella di corte almeno) è nata in conseguenza dell’occupazione del Ducato di Milano, quindi la parola, arabo-spagnola, avrebbe risalito l’Italia, soppiantando il latino Cynara, e nella versione padano-milanese sarebbe stata presa dai conquistatori (e conquistati: la tradizione culinaria e schermistica francese, e probabilmente altro, nacquero da quella conquista: la corte di Milano era molto più “moderna” e avanzata di quella di Parigi) e non viceversa.

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